Come saprete la manovra economica, varata dal Governo alla vigilia di Ferragosto, è stata approvata con voto di fiducia dal Senato. Da giovedì è iniziato l’esame in Commissione Bilancio alla Camera, che si concluderà la prossima settimana con l’ennesimo voto di fiducia (una prospettiva già ventilata dal capogruppo Pdl, Cicchitto). Venerdì, durante i lavori della V Commissione Bilancio, sono intervenuta per esprimere il mio giudizio su una manovra che giudico iniqua ed inefficace e per illustrare gli emendamenti da me presentati. Essi riguardano l’incompatibilità della carica di parlamentare con cariche elettive monocratiche, come quella del sindaco dei comuni tra i 5.000 ed i 20.000 abitanti (
emendamento 13.1), le liberalizzazioni delle attività economiche che contraddicono quanto voluto dai cittadini con il recente referendum sui servizi pubblici locali (
emendamento 4.1) e l’operatività del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (
emendamento 6.3). Vi rimando al
resoconto del mio intervento in commissione (clicca qui).
Qui mi soffermo un attimo sull’emendamento che riguarda l’incompatibilità tra la carica di parlamentare e quella di sindaco. Come sapete, non temo alcun conflitto di interesse in quanto sono al secondo mandato di sindaco del comune di Roncade e quindi non più rieleggibile. Ma è proprio questa mia esperienza che mi porta ad oppormi ad una norma frutto dell’ondata antipolitica e della risposta populista data dalla stessa classe dirigente. Antipolitica che rischia di travolgere tutto e tutti, facendoci dimenticare, come ben scrive Ernesto Galli Della Loggia
nell’editoriale del Corriere della Sera di sabato 10 settembre (clicca qui), che il problema vero dell’Italia sta ‘nell’esistenza di un immane blocco sociale conservatore il cui obiettivo è la sopravvivenza e l’immobilità”. In questo le tante caste del Paese (inclusa quella politica) si stanno sostenendo l’un l’altra per non cambiare nulla.
C’è una duplice finalità che mi sono posta presentando l’emendamento. La prima, far capire che questa norma non riduce i costi della politica, anzi li aumenta, in quanto lo Stato dovrà poi sborsare l’indennità a quei sindaci che subentreranno nei Comuni lasciati liberi dai parlamentari (oggi esiste il divieto di cumulo dell’indennità, per cui lo Stato oggi risparmia almeno una decina di milioni di euro nel quinquennio con i circa 40 sindaci presenti in Parlamento). La seconda, che è la più importante forse, lanciare l’allarme perché in questo modo saranno cacciati dal Parlamento gli amministratori (eletti) che, avendo il contatto quotidiano con i cittadini, possono contribuire a fare leggi migliori e, complice l’attuale legge elettorale, si trasformerà il Parlamento in un’assemblea di soli nominati, funzionari di partito e cortigiani. Tra l’altro chi, come l’on. Tabacci, è assessore esterno (non eletto, ma nominato dal sindaco) non è incompatibile. Vogliamo cacciare dal Parlamento prima ancora che sia costituito il Senato delle Autonomie gli unici eletti direttamente dai cittadini, ovvero i sindaci? Su questa mia iniziativa ho trovato la condivisione anche dei colleghi Gabriella Carlucci (Pdl) e Angelo Cera (Udc), con i quali abbiamo annunciato in una conferenza stampa una iniziativa comune che si traduce in
un ordine del giorno (clicca qui) che verrà presentato in Aula la prossima settimana durante la discussione del decreto in questione (AC 4612). Qualcuno ci
ha accusato che non si possono fare bene due mestieri (clicca qui), dimenticando però che la politica non è una professione, ma è un servizio al bene comune, e per un credente, anche una missione. Sindaci o parlamentari dovrebbero averlo un mestiere, per essere liberi, ma non svolgerlo mentre adempiono al loro incarico. Anche qui dovrebbe valere solo il merito: ovvero giudicare se il sindaco o il parlamentare svolgono bene oppure male il loro ruolo! Il vero problema, sotto il profilo dell'etica pubblica, non e' quello di svolgere incarichi avuti su mandato dei cittadini, ma svolgerli male e magari avere doppi stipendi per il cumulo di incarichi non elettivi.