La politica deve spiegare al Paese “dove siamo e dove andiamo” ha detto Khol alla Merkel la scorsa settimana. Esattamente il contrario di quello che sta facendo il Governo Berlusconi e la maggioranza di Centrodestra, che, dopo aver approvato in emergenza, sotto il ‘commissariamento’ della BCE, il decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo, ha dato la stura a un dibattito esilarante (se non fosse drammatico per le sorti del Paese) su tutto e il contrario di tutto.
Mentre si svolgevano le audizioni in Commissioni Riunite Bilancio ed Affari Costituzionali del Senato, la maggioranza di centrodestra - fuori dalle sedi istituzionali – si è cimentata in una serie continua di cambi di rotta, veti, ripensamenti, nuove trovate, ennesime ritirate e chi più ne ha più ne metta. Basti pensare soltanto ad alcune misure, come l’abolizione delle Province minori (rinviata ora ad un disegno di legge costituzionale) o agli interventi sulle pensioni (prima esclusi categoricamente dalla Lega, poi ripresi in modo iniquo, infine di nuovo smentiti) o ancora al dibattito sulla lotta all’evasione, con l’ultima trovata di demandare ai sindaci quello che il ministero dell’Economia dovrebbe fare attraverso i suoi bracci operativi della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate e l’incrocio di tutte le banche dati a disposizione delle varie articolazioni ministeriali. Per finire con le manette agli evasori, norma che esiste già dagli anni ottanta senza aver mai visto né diminuire l’evasione fiscale, né finire nelle patrie galere qualche grande evasore fiscale: uno spot per gli allocchi!
Questa manovra è una ‘torre di babele’, che ha messo d’accordo tutti su una cosa sola, l’inadeguatezza delle misure proposte dal Governo e dalla maggioranza. La stessa Confindustria si è dichiarata ‘sconcertata da misure frettolose ed approssimative’ e da ultimo anche l’UE si è dichiarata preoccupata per l’effettiva copertura dei saldi della manovra, in quanto sarebbe eccessivo l’affidamento riposto dal Governo sui risultati della lotta all’evasione, stante i dubbi sul gettito previsto. Se non fosse perché l’argomento è serio, anzi drammatico, poichè è a rischio la stabilità finanziaria e la coesione sociale del nostro Paese, verrebbe da fare una battuta. Ovvero che il Governo avrebbe fatto prima e meglio ad approvare un decreto-legge composto di soli due articoli. Il primo che indicasse l’entità della manovra, 50 miliardi di euro. Il secondo per indire un concorso di idee aperto a tutti gli italiani su come reperire queste risorse. Magari dai cittadini sarebbero venute proposte più sensate di quelle che abbiamo fino ad oggi letto sui giornali.