Il gettito Ici deve rimanere ai Comuni e non andare a Roma, con il rischio che poi passino anni prima che le risorse tornino "a casa". Tanto più che l'imposta comunale sugli immobili è la principale fonte di entrata dei Comuni trevigiani e veneti, storicamente penalizzati sotto il profilo dei trasferimenti statali. È una delle principali battaglie che Simonetta Rubinato sta portando avanti in Parlamento in questi giorni: eliminare dal decreto Bersani il comma 55 dell'articolo 37, che prevede che l'Ici possa essere liquidata all'erario in sede di dichiarazione di redditi. Il provvedimento è stato avanzato da Rubinato con un emendamento presentato nei giorni scorsi in Commissione Bilancio.
«È indubbiamente una disposizione che semplifica gli adempimenti burocratici a carico del cittadino e in questo senso è lodevole - spiega la sen. Simonetta Rubinato - Ma allo stesso tempo rischia di penalizzare tantissimo i Comuni, specialmente quelli trevigiani e veneti, che per riuscire a dare servizi ai cittadini fanno grande affidamento sul gettito Ici, in assenza di adeguati trasferimenti statali. Già oggi i nostri Comuni aspettano anni le quote Irpef che gli spettano, e visto i tempi della burocrazia statale non possiamo correre questo tipo di rischio.»
Dalla parte dei sindaci e dei Comuni trevigiani e veneti anche le altre battaglie che la senatrice di Treviso sta affrontando in questi giorni a suon di emendamenti. Un altro emendamento presentato da Rubinato subordina la soppressione dell'obbligo di presentazione della dichiarazione al Comune per il calcolo dell'Ici (art. 37, co. 53) alla riforma del catasto, prevista dal decreto Bersani (art. 37, co. 54). «Ben venga quest'altra norma anti-burocrazia - dice Rubinato - ma non prima che l'Agenzia del territorio sia in grado di assicurare la circolazione e la fruizione della base dei dati catastali da lei gestita. Altrimenti i Comuni si troveranno nelle condizioni di non poter accertare l'evasione.»
Un gruppo di emendamenti all'art. 30 mira invece ad evitare ulteriori penalizzazioni a carico dei Comuni, escludendo dalla sanzione del blocco delle assunzioni introdotta dal decreto Bersani i Comuni virtuosi che nel 2006 non conseguiranno il risparmio dell'1% di spesa per il personale fissato dalla Finanziaria 2005 per essere stati nella necessità di stipulare contratti o convenzioni per l'assunzione di personale a tempo determinato o per collaborazioni coordinate e continuative. «Sono d'accordo con le misure di contenimento della spesa pubblica - spiega la parlamentare trevigiana - ma ciò non può essere fatto in modo discriminatorio e penalizzando i nostri Comuni, che hanno già un rapporto dipendenti/abitanti inferiore alla media nazionale.»