Martedì 13 scorso il
Corriere del Veneto ha ospitato il mio intervento "Tav Mestre -Portogruaro:
banco di prova della democrazia partecipativa" (clicca qui). Il giovedì
successivo è stato pubblicato sulla Repubblica un
intervento di Carlo Petrini (il fondatore di Slow food) sulla necessità
della mediazione politica tra interessi delle comunità locali ed interesse
generale, in difetto della quale prevale o la sindrome Nimby o la devastazione
dei territori, dal titolo "Quel dialogo con le comunità" (clicca qui). Vi
invito a leggerlo, è davvero magistrale. "La buona pratica democratica -
scrive Petrini - dovrebbe iniziare sempre dai territori per abbracciare la
complessità delle cose. Partire dal locale significa interpellare per primo chi
il territorio lo conosce, lo abita e lo ama. Comunità locali che dal canto loro
dovrebbero essere pronte a rispondere, in grado di dare un contributo
costruttivo... Partire dal locale non significa essere localistici, ma avere la
volontà di trovare una mediazione... Si tratta di ricostruire e praticare
democrazia partecipata, porre le basi per una mediazione intelligente e civile
quando alla comunità locale viene chiesto di fare un passo indietro nella
propria sovranità in favore di quella collettiva". In caso contrario vi è
il fallimento della politica, conclude Petrini.
Proprio quanto è successo in Veneto, con la gestione autoreferenziale del progetto ‘balneare' della Tav Venezia- Portrogruaro, voluto dalla Giunta di Centro destra e richiesto a Rfi, commissionato quasi in segreto a Italferr. Basti pensare che i carotaggi sono stati fatti nei nostri comuni (almeno nel mio) senza la preventiva (seppur obbligatoria) comunicazione al Comune e che, a domanda scritta da me inviata nel settembre 2010 alla Regione - dopo una segnalazione pervenuta da cittadini -, mi è stato risposto nell'ottobre 2010 per iscritto dall'Assessore regionale che "la scrivente Amministrazione ignora se e in quali zone di codesto Comune siano stati eseguiti dei carotaggi da parte di tecnici di RFI o di altri Enti, e con quale recondito scopo". Alla fine, dopo quasi cinque anni di tempo perduto e risorse pubbliche sprecate (qualche milione di euro), lo stesso Commissario Mainardi (anche qui un tecnico, perché anche la politica regionale non dà segni di vitalità) ha dato ragione ai sindaci che a nome delle comunità locali hanno detto no a un progetto inutilmente costoso ed impattante. A Zaia che, costretto a un passo indietro rispetto alla Tav balneare, venerdì scorso ha dichiarato che 'proporre alla comunità veneta il progetto alternativo complanare alla ferrovia è un fatto di civiltà' (clicca qui), rispondo che 'il vero fatto di civiltà è che si pratichi finalmente una democrazia partecipata, ponendo le basi per una mediazione intelligente e civile che dovrebbe essere la vera prerogativa della politica".