Dopo l’incontro di martedì scorso il tavolo presso il Ministero dello sviluppo economico rimane aperto per verificare e favorire le condizioni dell'eventuale subentro di altri imprenditori che si sono dimostrati interessati ad acquisire da Assa Abloy lo stabilimento di Quarto d'Altino. Una soluzione che potrebbe dare un futuro ai lavoratori e alle famiglie e che è il frutto del grande impegno del sindaco Silvia Conte. Lunedì io stessa avevo contattato il dirigente responsabile del tavolo presso il Ministero per chiedere l’impegno del Governo a supporto di questa ipotesi. Aziende come la Ditec sono, infatti, beni troppo preziosi per lasciarli alle multinazionali e le Istituzioni devono sostenere tutti quegli imprenditori che non cedono alla difficoltà di fare impresa in Italia e che resistono al fascino delle pure logiche finanziarie, mantenendo qui la propria azienda e i propri dipendenti.
Saputo dello spiraglio positivo, su Facebook è partito un bellissimo scambio di impressioni tra i lavoratori, che erano in ansiosa attesa. Mi ha colpito una in particolare, questa: “martedì sono andato a letto con le lacrime agli occhi... vada come vada una piccolissima vittoria noi lavoratori l'abbiamo avuta... Questa vicenda ci ha insegnato certi valori che non avevamo... e ci dovranno servire da subito per costruire un nuovo modello di vita lavorativa... da Quarto d' Altino deve partire un nuovo modello, una nuova realtà lavorativa che dovrà fare scuola su tutto il NOSTRO TERRITORIO. Un nuovo modo di lavorare e di vivere sopratutto dentro un' azienda. Credo che se riusciamo a portare avanti questo sogno il domani sarà forse un'pò più sereno.....GRANDI COLLEGHI, GRANDE SINDACO, GRANDI R.S.U., GRANDI SINDACATI, GRANDI TUTTI I POLITICI che qualcuno aveva screditato ingiustamente da subito, GRANDE TUTTA LA COMUNITA' DI QUARTO D'ALTINO che ci è stata da subito vicina, GRANDE RENATO E GIANNI, GRANDE LA CHIESA che ci ha detto che stavamo lottando per una causa giusta, GRANDE A TUTTA LA GENTE CHE CI HA AIUTATO anche con piccoli gesti semplici....GRANDI TUTTI......adesso ritorno a letto senza quel brutto nodo in gola e senza quel peso sullo stomaco che dal 6 di dicembre giorno del mio compleanno mi hanno regalato....VADA COME VADA.........NON VEDO L'ORA CHE PARTO PER ANDARE IN DITEC...... Una riflessione profonda.
Il sociologo Bauman ha scritto un libro su come nella società votata ai consumi siamo passati dall'etica del lavoro a quella dei consumatori. Abbiamo dato molto spesso per scontato il lavoro, come mero strumento per procurarsi le risorse per consumare, vivendo il tempo del lavoro quasi come un peso da sopportare per avere i soldi per poter consumare, sentendoci liberi davvero solo quando consumiamo... Così abbiamo perso, anche come singoli, il senso del lavoro, il valore del lavoro, di tutti i lavori, come strumento di realizzazione e di dignità della persona, come valore fondamentale della società. La crisi ci costringe a ripensare la nostra scala di valori, in questo costituisce un'opportunità. Certo, ho ben presente, soprattutto come sindaco, come oggi il lavoro per molti sia più un mezzo per sopravvivere, che uno strumento di consumo. Ma l’analisi di Bauman ha colto bene come negli ultimi decenni, prima della crisi, la società occidentale si fosse incentrata sul consumismo di massa, con le conseguenti ricadute anche nella priorità dei valori individuali, e non solo tra i grandi consumatori (alias ricchi). Per questo, paradossalmente il cambiamento innescato dalla crisi può essere un'opportunità se viene guidato verso un nuovo senso del valore del lavoro (ribadisco, di tutti i lavori) sia a livello di responsabilità sociale, sia a livello di scelte individuali. Come ricordava il compianto Padoa Schioppa, l' economia non ha ancora risposto alla domanda su che cosa determina la crescita. “La risposta meccanica si limita a poco più di una tautologia: alla lunga - scriveva - la crescita è azionata da due motori, le forze di lavoro e la produttività. Ma la risposta non meccanica, che guarda oltre la macchina produttiva, è più profonda e non si racchiude in una formula algebrica: la crescita è un fatto della società, è voglia di costruire cose nuove, di guardare lontano, è fiducia nelle proprie forze, ambizione”. Questa voglia è l'esatto contrario della rendita, distribuita in misura diversa in quasi tutte le categorie sociali, che consiste nella “poca fiducia, poca voglia di eccellere, paura di cambiare, rifiuto del rischio”.