Una proposta concreta contro le ‘nuove povertŕ'

22 ottobre 2011

povertaLunedì 17 ottobre è stato presentato il Rapporto Caritas “Poveri di diritti” (clicca qui). Si tratta di un’aggiornata e dettagliata fotografia, scattata dalla Fondazione Zancan, sulle nuove povertà e forme di esclusione sociale (clicca qui). I 'nuovi poveri' sono aumentati del 13,8% in quattro anni, con significative differenze nelle diverse macroregioni italiane. Nel mezzogiorno l'aumento registrato è addirittura del 74%. Le Caritas diocesane continuano a segnalare un progressivo aumento del numero di persone che si presentano ai Centri d'ascolto e ai servizi Caritas. Da una rilevazione su un campione di 195 Centri di Ascolto, ubicati presso 15 regioni, risulta che nel corso degli ultimi 4 anni (2007-2010), il numero di persone ascoltate è aumentato del 19,8%. L'aumento più elevato si registra nel Sud Italia (+69,3%). L'aumento di minore intensità si registra invece nei Centri di Ascolto del nostro Nord-Est (+3,8%).

Al primo posto figurano sempre i problemi di povertà economica, seguiti dai problemi di occupazione, i problemi abitativi e, al quarto posto, i problemi familiari e aumentano gli italiani: rispetto al valore base del 2007, si registra un incremento complessivo pari al 42,5%. Le richieste ai Centri di Ascolto: nel corso di 4 anni, è aumentata dell'83,1% la richiesta di coinvolgimento di soggetti esterni (gruppi di volontariato, enti pubblici o privati, persone o famiglie, parrocchie, ecc.). Forte anche l'aumento delle richieste di sussidi economici (+ 80,8%) e di consulenze professionali (+ 46.1%). Diminuiscono invece le richieste di sostegno socio-assistenziale (-38,6%), ma anche quelle di lavoro (-8,5%). Aumenta anche l'erogazione di sussidi economici e di beni primari: rispettivamente, + 70 e + 40,8%.

I dati elaborati da Caritas e Fondazione Zancan interpellano la politica e chiedono, soprattutto al Governo, risposte urgenti. Una proposta concreta è quella che ho messo a punto in un progetto di legge, da me già depositato nel marzo scorso alla Camera (clicca qui), ma che ho da ultimo modificato, perfezionandolo e attingendo le risorse necessarie dalla Robin Hood Tax. Essa prevede la costituzione di un Fondo per la morosità incolpevole (clicca qui), a cui i servizi sociali dei Comuni potranno attingere le risorse necessarie a garantire la continuità della fornitura dei servizi essenziali di energia elettrica, gas o Gpl ed acqua, finalizzati al riscaldamento o all’uso cucina o alla produzione di acqua calda, a favore di persone sole o famiglie in difficoltà economica in presenza di minori, anziani o soggetti comunque vulnerabili. L’allarme lanciato nei giorni scorsi dal presidente di Alto Trevigiano Servizi, Marco Fighera (clicca qui), sul numero sempre più crescente di famiglie trevigiane che non ce la fa a pagare le bollette dell'acqua conferma come il problema sia ampiamente diffuso anche nel NordEst. Il punto fondamentale della mia proposta di legge è che le società che gestiscono servizi pubblici essenziali, come acqua, gas o gpl ed energia elettrica, non possono interrompere la fornitura di un utente moroso se prima non verificano attraverso i servizi sociali del Comune se quell'utenza faccia capo a una situazione di effettivo bisogno e di vulnerabilità sociale, che abbia determinato la morosità incolpevole. Per fare questa verifica i comuni si possono avvalere, per il tramite di una convenzione, della collaborazione di enti come la Caritas. In presenza di soggetti vulnerabili in difficoltà economica, le società di servizi devono garantire la continuità della fornitura. Per la copertura dei relativi costi, la proposta di legge prevede che il Fondo da costituire presso il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali sia alimentato a regime dal 2012 con almeno 18 milioni di euro l'anno provenienti dalla tassa sui profitti dei gruppi energetici (addizionale IRES) che dovrebbe far incassare a regime allo Stato 900 milioni l'anno. Si tratta di un meccanismo virtuoso che destina circa il 2% della Robin Hood tax per far fronte ai bisogni essenziali di persone e famiglie di cui venga effettivamente accertato lo stato di difficoltà con il controllo capillare dei comuni e la collaborazione delle associazioni caritative. Tra l'altro è davvero virtuoso perchè non ci rimettono neppure le società, che si vedranno comunque saldare le bollette.

Vista l’urgenza del tema (lo stesso Rapporto Caritas segnala che il 10,6% di famiglie italiane e il 7,4% nel Veneto non riesce, ad esempio, a riscaldare la casa adeguatamente) sto cercando di far inserire la proposta di legge sulla continuità di erogazione dei servizi pubblici essenziali tra le proposte di cui il Partito Democratico chiederà la prossima calendarizzazione.

pubblicata il 22 ottobre 2011

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