In questi giorni ho ricevuto numerosi commenti
sulla mia newsletter speciale dedicata all’immigrazione. Nell’intento di tenere vivo il dibattito su un tema di grande rilevanza per la politica nazionale e locale, voglio pubblicare alcuni contributi significativi, contenenti anche una serie di proposte molto concrete, come il ripristino degli aiuti economici ai Paesi in via di sviluppo oggi terra di forte emigrazione. Vi allego altresì l'interessante approfondimento inviatomi dall'on. Patrizia Toia, europarlamentare eletta in Lombardia, dal punto di osservazione dell'Unione Europea.
Ecco quanto occorre fare secondo l’amico Giancarlo Locatelli: “creare nei paesi di origine le condizioni di vita, lavoro e sviluppo; non fornire armamenti ne appoggio ai Dittatori ed ai Militari che producono devastazioni nei paesi; esportare cultura e conoscenze per utilizzare le risorse locali (turismo, industrie, agricoltura, legnami ecc); insegnare “come fare le cose” : edilizia, industrie manifatturiere, alimentari. Insegnare a lavorare là, invece che da noi; stabilire accordi di import/export, ma senza fregarli all’italiana e situazioni di partecipazioni societarie. Farsi pagare con la fornitura di materie prime e, dove c’è, petrolio. E altro ancora, ma sul posto. Impresa impossibile? Difficile di sicuro, ma adesso è tutto più facile? Tutto questo dovrebbe essere affidato ad organizzazioni imprenditoriali, con finanziamenti anche pubblici, secondo programmi e con controlli sui risultati. Si creerebbero anche condizioni di lavoro per i nostri disoccupati/specializzati/laureati. In sostanza andare sul posto anziché costringere i disperati, affamati, ma non abituati a lavorare, a venire in Europa, prima ad imparare e poi a fare. Se l’obiettivo degli europei è quello di fornire armamenti per mantenere le nostre industrie belliche che “creano posti di lavoro”, allora godiamoci ciò che sta avvenendo”.
Scrive poi Luigi: "Due volte hai evocato i pesanti tagli ai fondi per la cooperazione internazionale e gli aiuti allo sviluppo contro la povertà. Secondo e questo argomento va evidenziato molto di più. Innanzi tutto erchè solo con aiuti economici finalizzati allo sviluppo agricolo (soddisfare la fame) e allo sviluppo industriale (aumento del benessere) ossiamo pensare di fermare le migrazioni dei popoli (l'esempio Italiano ovrebbe insegnare!). E poi, cinicamene, per evidenziare a quanta più gente possibile l'incoerenza sul piano internazionale dei governi di centro-destra. E questa incoerenza ci fa sempre di più perdere credibilità, sul piano europeo e internazionale, con conseguenze che non contiamo un....accidente di niente..... nei luoghi dove si dovrebbe contare. "Sparare sugli immigranti?" - "No. Almeno per il momento!". Sono scandalizzato ed indignato per il silenzio del nostro Partito Democratico su questa esternazione del ministro Castelli. Cosa aspettiamo per gridare a tutti, cittadini ed istituzioni, la nostra indigazione per queste espressioni, che definire orribili è già blando? Aspettiamo forse che, come è successo con la lista "Razza Piave", il tempo diluisca, fino ad annullare, la sensibilità e l'indignazione dei cittadini? Inoltre sono convinto, come lo sono per la lista che prevede il termine "razza", che ci possano essere spazi anche per attivare l'intervento della magistratura. La costituzione non va utilizzata solo per essere mostrata in Parlamento. Oppure si preferisce tacere in ossequio alla "real politik": abbiamo bisogno dei voti della Lega per le proposte di Castagnetti e Sposetti (partiti-finanziamento), o per le proposte di Veltroni (governo di decantazione)? Nel qual caso, credimi, non sono inc..., ma....deluso (ed è molto peggio!)."
Commenta infine Viola: "le critiche al governo per la ritardata e maldestra gestione del problema Lampedusa, benché giuste, mancano di alcuni elementi di analisi che forse possono aiutare ad inquadrare meglio il problema. L'Italia è stata lasciata completamente sola con questo problema, perché a detta dei ministri tedesco e francese è ora che il nostro paese accolga più esiliati politici per almeno avvicinarsi alle quote di Francia e Germania (la prima afflitta dagli immigrati delle ex-colonie e la seconda dagli "oriundi"e altri dai paesi dell'est-europeo). Inoltre sia Sarkozy che la Merkel in questa azione di non solidarietà sono spinti da puri interessi elettorali interni (elezioni presidenziali in Francia e la batosta elettorale che la CDU di Merkel ha subito nelle ultime tre elezioni dei Länder, cosa che le è costata la maggioranza nella Camera dei Länder). A questo si aggiunga che le rivolte nei paesi arabi del Mediterraneo sono state scatenate dall'aumento del prezzo del grano, e quindi dei beni di prima necessità, provocato dall'introduzione della benzina ecologica E10 in Europa, fatto questo ben noto ai governi europei, che infatti parlano di emigrazione economica e non politica, altro motivo che vede soprattutto la Germania contraria ad accettare i tunisini ed altri. La verità è che manca a livello europeo una unità di intenti per affrontare il problema delle immigrazioni, la protezione delle frontiere europee, l'integrazione degli stranieri già residenti, una politica economica e finanziaria comune. Perché per discutere o dare almeno indicazioni riguardo al problema di questi immigrati non interviene il Parlamento Europeo, ma c'è un frenetica quanto inutile serie di incontri del nostro ministro con i suoi colleghi europei? Stando a Berlino e seguendo con grande attenzione il problema ma probabilmente con un'ottica più europea, questi fatti mi sono saltati all'occhio nei loro aspetti più paradossali: l'Europa dei cittadini è ancora lontana perché il suo unico organo rappresentativo che ci costa tanti soldi non ha ancora alcun peso politico reale".