Tavola rotonda sugli enti locali organizzata dalla CGIL TV

14 settembre 2016

Il 12 settembre scorso sono stata invitata ad assistere alla tavola rotonda su "Il lavoro negli enti locali. Contratto, riforme e partecipazione", organizzata da Funzione Pubblica CGIL di Treviso per illustrare la situazione degli enti locali della Marca trevigiana sulla base di una ricerca effettuata su dati della Ragioneria dello Stato. I numeri evidenziano come, mentre la popolazione residente è aumentata di 57.533 unità dal 2004 al 2014, il personale degli enti locali trevigiani è diminuito di 433 unità. Dunque, a fronte di un aumento dei bisogni e dei servizi da erogare, la costante diminuzione del personale (in una provincia che rispetto alle altre venete ed italiane aveva già uno dei rapporti più bassi tra dipendenti ed abitanti) senza modifiche normative ad hoc rende impossibile il mantenimento in futuro dello stesso livello degli stessi. È vero, come è stato ricordato, che dal 2010 ad oggi si sono fatte manovre di finanza pubblica che hanno fortemente penalizzato gli enti locali, tagliando in maniera lineare la spesa anche laddove, invece degli sprechi, si erogavano servizi a costi inferiore a quelli standard nazionali. Ma bisogna trarne le conseguenze corrette.

Da sempre sostengo che non si possono fare norme uguali per situazioni diverse: se si guarda all'impiego pubblico dal lato della Sicilia o dal lato del Veneto è evidente che le cose appaiono molto differenti. Con l'omologazione non si riuscirà mai a rispondere alle esigenze specifiche di un territorio come il Veneto, per non parlare di una realtà fortemente virtuosa nel settore degli enti locali come la Marca trevigiana. La differenziazione, che è naturale conseguenza della diversità, è perciò fondamentale e il suo strumento necessario è l'autonomia. Ad esempio è necessario riconoscere la diversa produttività del settore pubblico della nostra provincia, applicando effettivamente strumenti di contrattazione decentrata, che riconoscano le performance dei dipendenti pubblici della Marca.

Anche il sindacato però fa ancora fatica a misurarsi con la parola 'differenziazione'. Fa ben sperare il fatto che Ivan Bernini per la FP CGIL TV nelle sue conclusioni abbia citato il tema del referendum per l'autonomia del Veneto. Forse si sta cominciando a capire che la cura ai mali dell'Italia sta proprio nel percorso dell'autonomia differenziata e del federalismo fiscale, tanto evocato a parole negli ultimi vent'anni, ma mai attuato nei fatti per le resistenze certo dei poteri centrali, ma anche dei corpi intermedi organizzati su base nazionale, oltre che per l'incapacità della classe dirigente di regioni come la nostra, che doveva dimostrare su questo molta più competenza, determinazione e coraggio. Ecco perché sostengo che il Sí massiccio dei veneti al referendum sull'Autonomia unito al Sì alla riforma costituzionale, che conferisce poteri legislativi e di controllo nel nuovo Senato ai rappresentanti delle autonomie territoriali e conferma lo strumento del negoziato per riconoscere forme e condizioni maggiori di autonomia alle comunità regionali più meritevoli, è la strada da perseguire.

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pubblicata il 14 settembre 2016

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