Newsletter speciale Veneto BarCamp 9 agosto 2014

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XVII Legislatura - Newsletter speciale Veneto BarCamp 9 agosto 2014
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Veneto 2015 BarCamp: la prima sfida sarà rivendicare maggiori spazi di autonomia

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Dal Veneto che manca al Veneto che possiamo costruire: più autonomo, più capace di innovazione per essere protagonista positivo a livello nazionale ed europeo e più capace di attivare la partecipazione dei cittadini per rispondere con scelte strategiche ai cambiamenti in atto a livello globale e ai bisogni delle nostre comunità locali. Il laboratorio itinerante, avviato sabato 9 agosto a Lamon da Simonetta Rubinato, parlamentare del Pd, ha già fissato alcune priorità nell'agenda politica del governo regionale in vista delle elezioni del 2015.

"Un Veneto che può e deve rivendicare maggiori spazi di autonomia, che già hanno le regioni speciali confinanti, utilizzando gli strumenti che dal 2001 la Costituzione prevede ma che fino ad oggi non sono stati attivati, in particolare il negoziato con il governo previsto dall'art. 116, terzo comma, della Costituzione, che cercheremo di rafforzare nel prossimo passaggio della riforma del Titolo V alla Camera" ha affermato la deputata democratica. E che, come ha ricordato il segretario regionale, Roger De Menech, intervenuto in apertura, dovrà trovare nel programma e nei candidati del Partito democratico un riferimento politico credibile perché capace di parlare al territorio regionale nella sua interezza e molteplici diversità.

Della diversità si è fatta portavoce, con un accorato appello, la sindaca di Lamon, Vania Malacarne, mettendo in guardia dal rischio che l'allontanamento della montagna dal Veneto della pianura sia destinato, senza politiche che promuovano l'autogoverno e sostengano con risorse adeguate i servizi, a farsi ancora più profondo, con danno per tutti.

Sul banco degli imputati è finito innanzi tutto uno Stato troppo invadente ed opprimente. Quello Stato, per dirla con le parole di Alberto Baban, imprenditore ed esponente nazionale di Confindustria, che nel confronto con il cittadino, le famiglie e le imprese, non perde mai perché fa la parte del banco al tavolo fiscale, anziché puntare sulle medie aziende innovative, che possono crescere trascinando con sé centinaia di fornitori (clicca qui).

Ma è emerso anche il Veneto che manca, incapace sino ad oggi non solo di chiedere maggiori spazi di autonomia, ma anche di gestire competenze importanti che già ha, come quella del trasporto pubblico, in particolare su ferro, penalizzato dalla scelta degli ultimi 15 anni di investire pressoché solo sulla costruzione di strade. Il risultato è che il Veneto è, insieme con la Sicilia e la Basilicata, fra le tre regioni che meno investono nel trasporto pubblico (questa l'analisi di Federico Gitto dell'Associazione Ferrovie a Nordest). Il Veneto che manca è anche quello incapace di favorire il coordinamento tra gli enti local per il governo del territorio, in particolare quello delle aree metropolitane per supportare l'innovazione necessaria allo sviluppo (questa l'analisi di Luca Romano).

Da Lamon è arrivato pertanto un forte messaggio a chi si candiderà a governare il Veneto: serve un radicale cambio di rotta. Innanzitutto nella pianificazione di un territorio che ha vissuto dal 2001 al 2011 una bolla edilizia che non ha paragoni nel resto dell'Italia e che va risanata attraverso una rigenerazione urbana (come hanno spiegato il ricercatore Luca Romano e l'urbanista Leopoldo Saccon) da incentivare con nuovi meccanismi fiscali e normativi per mettere in sicurezza il vetusto patrimonio esistente, che oggi mette a rischio anche il risparmio delle famiglie, risanando anche il rischio idrogeologico e creando nuova occupazione. Un cambio di rotta anche nella capacità di creare comunità competitive attraverso alleanze tra enti locali, sistema industriale e università, come hanno fatto di recente i comuni di Quarto d'Altino e Roncade, assieme a Confindustria Venezia e Ca' Foscari (lo ha raccontato la sindaca Silvia Conte). Un cambio di rotta anche in termine di trasparenza, legalità, codici etici, oltre che di efficienza, delle società partecipate regionali, attraverso il loro riordino e razionalizzazione con una mission ben definita (questa la proposta di Andrea Burlini).

Un Veneto capace anche di attrezzarsi di fronte alle nuove sfide che arrivano da una società in forte cambiamento sul piano demografico, facendo i conti con l'immigrazione e l'invecchiamento della popolazione, innovando le politiche per la non autosufficienza (con una dote personale di cura che sostituisca l'accompagnatoria, secondo Sergio Leonardi) ed attivando nuove sinergie dal basso attraverso strumenti come la fondazione di comunità (Fiorenzo Fantinel ci ha raccontato l'esperienza di quella della Sinistra Piave). O alla sfida di preservare l'eccellenza del nostro modello di sanità pubblica attraverso anche partnership pubblico-privato (come spiegato da Alberto Prandin, già protagonista del rilancio dell'ospedale di Motta di Livenza). O le sfide ambientali, facendo i conti con il cambiamento climatico e risorse naturali sempre più limitate, per non intaccare le opportunità delle future generazioni, mettendo in atto nuovi stili di vita e programmando obiettivi come zero rifiuti e zero consumo di suolo, oltre che energia a zero carbonio (come suggerito da Paolo Giandon). O la sfida educativa, a cominciare dal sostegno di quella specificità che sono le scuole dell'infanzia paritarie, che accolgono 91.000 bambini e sono oggi a rischio chiusura per i tagli e gravi ritardi di contributi statali e regionali (come ci raccontato Laura Bastarolo).

Insomma dal confronto di Lamon è emersa chiaramente la necessità di dare un volto diverso al Veneto, aprendo un nuovo rinascimento che metta al centro le persone, le comunità locali e il territorio, in un rapporto paritario con lo Stato, perché improntato alla sussidiarietà che i padri costituzionali - ha ricordato nelle conclusioni Simonetta Rubinato - avevano già previsto ma ancora non è stata attuata, rovesciando l'attuale prevaricazione dei poteri centrali.

Infine da Lamon è venuta anche una sollecitazione al Pd Veneto dell'analista politico Paolo Pasi: dall'esame di un campione di 110 elezioni è emerso che le primarie, se aperte, sono un'opportunità soprattutto nei casi in cui la sfida è più difficile perché si deve rovesciare la maggioranza, come è nel caso del Veneto.

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