Votata alla Camera la riforma della Costituzione: il mio intervento in Aula

11 marzo 2015

Martedì 10 marzo in Aula si è tenuto il voto finale sul disegno di legge costituzionale per la riforma di oltre 40 articoli della Costituzione. Le ragioni di questa riforma stanno nella diffusa consapevolezza dei limiti del bicameralismo paritario perfetto, di un procedimento legislativo che troppe volte ha finito per rallentare l'azione di Governo, di un rapporto tra lo Stato e le regioni che ha portato ad un contenzioso eccessivo davanti alla Corte costituzionale per i conflitti di competenza sulle materie di legislazione concorrente.

Tuttavia, consapevole che ad una così estesa riforma costituzionale non si rimetterà mano facilmente ed in tempi brevi, avverto una sensazione di inadeguatezza per il lavoro svolto e una soddisfazione solo parziale per il risultato dovute alla preoccupazione che il meccanismo delineato possa non funzionare a dovere. Avrei voluto una riforma più ambiziosa nei contenuti che nel numero di articoli modificati. Avrei desiderato un vero Senato delle Autonomie e un Titolo V che attuasse finalmente il federalismo fiscale anziché ricentralizzare competenze legislative, amministrative e risorse.
Spero per questo che nel secondo passaggio parlamentare, ora che il Patto del Nazareno non c’è più, si possa migliorare il testo anche in senso autonomista.

L’approvazione finale è avvenuta dopo una seduta fiume, caratterizzata dalle proteste delle opposizioni, durante la quale sono intervenuta sul complesso degli emendamenti all’art. 33, che modifica l'attuale art. 119 della Costituzione. Durante l’intervento (clicca qui per vedere il video) ho sottolineato come desti preoccupazione la rilevante restrizione dell'autonomia finanziaria ed impositiva delle autonomie locali per il combinato disposto degli artt. 117 e 119: riportare la materia del coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario alla competenza esclusiva dello Stato ricentralizza al massimo la finanza pubblica e  deresponsabilizza gli amministratori locali, giustificando i tagli lineari e pregiudicando la possibilità di una moderna accountability e del controllo democratico degli elettori sugli eletti, seppellendo definitivamente il federalismo fiscale, peraltro mai attuato, come ha avvertito il presidente emerito della Corte Costituzionale, Franco Gallo, nel corso di un'audizione dell'ottobre scorso nella bicamerale per l'attuazione del federalismo (clicca qui per leggere l'intervento).

Ricordo infine che ho presentato un emendamento alla riforma costituzionale per introdurre all'attuale art. 120 della Costituzione il divieto di ogni forma di ripiano da parte dello Stato del disavanzo finanziario degli enti territoriali, imputabile ad una mala gestione, se non accompagnato dal loro commissariamento. Purtroppo è stato bocciato, ma mi ha fatto piacere il commento positivo in Aula sullo stesso del collega Daniele Capezzone (clicca qui per vedere il video).

 

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pubblicata il 11 marzo 2015

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