Presentata un'interrogazione sulla grave aggressione alla vigilessa di Marcon

15 febbraio 2016

Il 6 febbraio scorso un giovane uomo di nazionalità nigeriana è stato autore di una gravissima aggressione premeditata ai danni di una donna agente della Polizia locale di Marcon, che pochi giorni prima era riuscita a notificargli il provvedimento di rigetto della richiesta di riconoscimento della protezione internazionale. Un plauso va espresso a un cittadino che è intervenuto con grande senso civico e coraggio, bloccando l’aggressore evitando così conseguenze ben peggiori. Catturato immediatamente, dopo essere stato processato per direttissima e condannato alla pena di un anno, nove mesi e venti giorni di reclusione (con lo sconto di un terzo della pena previsto dal rito), nonostante i precedenti per spaccio di stupefacenti, l'uomo è stato tuttavia rimesso in libertà, non essendo applicabile alla fattispecie l’emissione di una misura cautelare.

Su sollecitazione dei sindaci di Marcon, Andrea Follini, e di Quarto d’Altino, Silvia Conte, nonché di Arcangelo Varlese, presidente del consiglio comunale di Marcon, ho quindi presentato un’interrogazione ai ministri dell’Interno e della Giustizia (clicca qui) per chiedere al Governo di assumere con urgenza le opportune iniziative in merito ad un fatto che ha destato rabbia e sconcerto tra la gente e le stesse autorità cittadine. L’interrogazione parlamentare è stata anche un atto dovuto nei confronti dell’agente di polizia vittima di questa grave aggressione, alla quale ho espresso personalmente la mia solidarietà e il mio augurio di pronta guarigione. Nei giorni successivi in effetti l'uomo è stato rintracciato dai Carabinieri e trasferito al CIE di Bari per la successiva espulsione.

Tenuto conto di questo e altri casi simili, nell'interrogazione rilevo altresì che si dovrebbe valutare la necessità di intervenire con modifiche legislative correttive di provvedimenti emanati dal Parlamento poco più di un anno fa con la finalità di evitare ulteriori condanne in sede europea per il sovraffollamento delle nostre carceri. Dobbiamo scongiurare che si diffonda un senso di pericolosa impotenza tra i cittadini e le autorità locali e un clima di insicurezza anche tra chi è chiamato a far rispettare la legge, assicurando l’effettività della pena e l’esecuzione dei provvedimenti emanati da autorità amministrative e giudiziarie.

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pubblicata il 15 febbraio 2016

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