Il ricordo di Valeria ispiri tutti noi

24 novembre 2015

Domenica scorsa ho ascoltato commossa ed ammirata le composte dichiarazioni dei genitori di Valeria Solesin. La madre ha detto ai cronisti: "Quello che ci preme è che sia diffuso il ricordo di una persona meravigliosa, come figlia, cittadina, studiosa... Una persona che voleva conoscere, con una spinta etica e morale straordinaria, che per integrarsi a Parigi aveva anche lavorato per i barboni della metropolitana...". Sì, l’integrità civica ed etica di Valeria Solesin onora il nostro Paese e la dignità del dolore dei suoi genitori onora la città di Venezia: che questo possa ispirare tutti noi e soprattutto chi ha il potere di prendere decisioni in nome dei popoli europei.

Credo che per onorare la memoria di Valeria possano aiutarci le parole del Patriarca Miraglia nell’intervista sulla stampa di sabato 21 novembre (clicca qui): “Al di là della necessaria sicurezza - per cui bisogna conciliare tante esigenze, con grande equilibrio ed esercizio di pazienza - c’è la questione della libertà che va garantita e tutelata. Si prendano tutte le misure necessarie ma non priviamoci della libertà che inizia dal fatto di poter condurre una vita normale, la possibilità di uscire, incontrarci, pregare, vivere in modo libero con serenità. Incominciando proprio dalla vita “religiosa”, perché la libertà religiosa è l’inizio di ogni altra libertà”. E ancora: “Tutti siamo chiamati in causa, nessuno può chiamarsi fuori. È il nostro tempo e noi lo dobbiamo abitare con coraggio e prudenza ma anche con fiducia gli uni verso gli altri. Tutti dobbiamo fare - secondo le nostre forze - quanto è nelle nostre possibilità e dare un contributo per superare l’attuale difficile momento. Lasciamo perdere il termine “guerra santa”; usarlo significa fare un cattivo servizio alla religione e alla convivenza civile. Religione significa “unire insieme”, “unire Dio e gli uomini”, “unire gli uomini fra loro” e non dividere e uccidere. Ripeto quanto ho detto in questi giorni: chi ha un posto di pubblica rilevanza in ambito politico, religioso, culturale e nella comunicazione deve riflettere su cosa dice e come lo dice. La vera religione, in ogni modo, nulla ha a che fare con gesti d’odio irrazionale che sono una triste caricatura e una menzogna rispetto agli autentici messaggi religiosi. In nessun modo può appartenere alla fede chi grida il nome di Dio spargendo odio e morte; l’incontro con Dio produce piuttosto gesti di pace, accoglienza, misericordia, perdono”. Infine: “E’ fondamentale conoscersi, parlarsi e incontrarsi di più, nel rispetto della legalità, comprendendo meglio l’identità religiosa e culturale di chi ci sta dinanzi. Integrare vuol dire rispettare tanto i diritti delle minoranze quanto delle maggioranze. Oggi non si edifica una società - sempre più multiculturale e multireligiosa - pensando di negare o relegare nel privato il valore pubblico della fede. Le religioni e le comunità religiose non possono prescindere da alcuni punti fermi, ossia riconoscere il diritto a professare una fede che sia diversa dalla propria, riconoscere i diritti della donna, accettare i principi della vita democratica e di uno Stato ispirato a vera e sana laicità, rispettare la cultura, la spiritualità e la storia del Paese che accoglie. Pensiamo al nostro territorio veneto: cosa sarebbe oggi senza le molte realizzazioni che sono espressione vive del mondo cattolico? Una vera integrazione si esprime nell’incontro in cui si dà prova - non solo a parole ma nei fatti - di buona convivenza, da credenti e da cittadini”.


pubblicata il 24 novembre 2015

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