Pagina VII, Cronaca
Simonetta Rubinato, deputata del Pd, si schiera al fianco di tutti quei liberi professionisti che sono costretti a scegliere tra vita professionale e carica da amministratore: fare entrambe le cose, in base all'interpretazione data dalla Corte dei Conti a una legge del maggio 2010, non è infatti possibile. E accanto a lei ci sono anche altri colleghi del Parlamento tra cui l'altra deputata trevigiana Floriana Casellato. Assieme hanno presentato un'interpellanza al ministro dell'Interno in cui chiedono «quali iniziative intenda adottare, a livello normativo, per consentire anche ai liberi professionisti di impegnarsi, se eletti, a servizio delle proprie comunità esercitando i diritti costituzionalmente garantiti». «L'interpretazione meramente letterale della norma fornita dalla Sezione delle Autonomie della Corte dei Conti centrale -osserva la parlamentare del Pd- mette gli amministratori locali che sono liberi professionisti nella condizione di dovere scegliere tra l'incarico pubblico ricevuto dai cittadini e il diritto di vedersi pagare il compenso relativo alle prestazioni rese ad altre pubbliche amministrazioni. Con la conseguenza che essi propendano per la seconda opzione, visto che non possono usufruire come i lavoratori pubblici di un'aspettativa. È significativo che la Corte dei Conti del Veneto, proprio per questo motivo, sospetti la norma di incostituzionalità. Insomma siamo di fronte all'ennesimo caso di neocentralismo di apparati dello Stato, lontani dai problemi veri dei territori». La Rubinato chiede quindi al ministro Alfano che si intervenga nel prossimo decreto in materia di enti locali, per escludere l'applicazione della norma a quegli incarichi eventualmente assegnati all'amministratore, nell'ambito della sua attività libero professionale, da enti pubblici diversi da quello di appartenenza.