L'uomo e le Istituzioni sociali di rappresentanza

24 giugno 2018

L’11 maggio scorso presso Casa Toniolo (TV) ho svolto una relazione sul tema “L’uomo e le istituzioni sociali e di rappresentanza, su invito di Umberto De Conto, presidente MEIC di Treviso (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale), che ha organizzato un ciclo di incontri di approfondimento ispirato all’aforisma di padre Ernesto Balducci, “L’uomo incontrò se stesso e non si riconobbe”, a significare la difficile interpretazione della realtà umana del nostro tempo.

Partendo da un video-riflessione di Bauman, il filosofo che ha coniato il concetto di ‘società liquida’ e che lucidamente ha spiegato come oggi il potere abbia divorziato dalla politica degli Stati-nazione, ho cercato di evidenziare come l’attuale crisi della democrazia non sia solo una crisi della rappresentanza dal lato dei rappresentanti politici, ma anche dal lato dei rappresentati-elettori, a causa del venir meno di identità collettive e individuali e dello smarrimento dei legami sociali. E come non sia solo una crisi dei partiti (che hanno il compito in base all’art. 49 della Costituzione di ‘integrare politicamente’ il popolo nelle istituzioni dello Stato liberale), ma anche una crisi delle stesse Istituzioni, cioè del modello di Stato nazionale ideato in occidente.

Abbiamo bisogno dunque di una radicale innovazione politica ed istituzionale: dobbiamo progettare Istituzioni democratiche sovranazionali in grado di affrontare le esigenze di interdipendenza che caratterizzano i problemi globali dello scenario contemporaneo, per rispondere in modo efficace alla domanda di protezione dalle paure dei cittadini. Attraverso la costruzione di un’Europa democratica e sociale e, a livello mondiale, di Istituzioni internazionali capaci di controllare i rischi. Un cammino lungo, ma senza alternative. Inoltre anche i partiti, nell’epoca della globalizzazione, devono farsi interpreti delle sfide di questo tempo andando oltre i confini dello Stato nazionale, provando nella dimensione europea, in forme nuove, a connettere partecipazione e politica, rappresentanze e diritti. Ma non basta: dobbiamo ricercare una diversa e più efficace articolazione dello Stato, non solo nel rapporto verso l’alto con l’Unione Europea, ma anche verso il basso con le Autonomie territoriali, secondo il principio di sussidiarietà e operando per il rafforzamento della partecipazione democratica, che in sede locale può fare la differenza per promuovere un vero sviluppo integrale, perché è sul territorio che “possono nascere una maggiore responsabilità, un forte senso comunitario, una speciale capacità di cura ed una creatività più generosa, un profondo amore per la propria terra, come pure il pensare a quello che si lascia ai figli e nipoti” (da Enciclica Laudato Si’ ).

Una società più giusta esige, infatti, oltre a istituzioni efficienti e ad una politica credibile e capace di visione, anche cittadini-elettori più esigenti, che sentono la giustizia oltre che come un diritto per sé anche come un dovere morale verso gli altri. Comprese le future generazioni. Consapevoli che tutti i diritti costano e che lo Stato versa in una crisi fiscale senza precedenti. E’ prioritario quindi l’impegno per formare cittadini sovrani e non sudditi, attraverso l’attuazione del federalismo fiscale (che rende responsabile verso i contribuenti chi ha la gestione della spesa pubblica, ad ogni livello, dai comuni ai ministeri); l’investimento massiccio nell’educazione civica, in particolare dei giovani; il sostegno della partecipazione civica, coinvolgendo i cittadini sulle scelte fondamentali che li riguardano, anche attraverso gli strumenti del referendum, del dibattito pubblico strutturato, dei mezzi digitali.

Un investimento che vale la pena di fare a partire dalla nostra regione, che sulla base dei dati Istat sulla partecipazione sociale, civica, politica ed elettorale e l’indice composito delle Relazioni sociali, elaborati dalla Cgia di Mestre, collocano il Veneto tra i primi posti in classifica, molto al di sopra della media nazionale. Non solo: un altro elemento che fa ben sperare, se sarà raccolto in modo responsabile dalla politica, è il risultato del referendum regionale del 22 ottobre scorso, che sul tema dell’autonomia ha visto una partecipazione più alta di quella alle ultime elezioni regionali, con un numero dei Sì addirittura più alto di tutti i voti espressi per tutte le forze politiche delle coalizioni nel 2015.

Un investimento che deve partire dal basso, dalle nostre comunità, come ci ricorda questa splendida citazione di Eleanor Roosvelt: “Dove iniziano i diritti umani universali? In piccoli posti vicino casa, così vicini e così piccoli che essi non possono essere visti su nessuna mappa del mondo. Ma essi sono il mondo di ogni singola persona; il quartiere dove si vive, la scuola frequentata, la fabbrica, fattoria o ufficio dove si lavora. Questi sono i posti in cui ogni uomo, donna o bambino cercano uguale giustizia, uguali opportunità, eguale dignità senza discriminazioni. Se questi diritti non hanno significato lì, hanno poco significato da altre parti. In assenza di interventi organizzati di cittadini per sostenere chi è vicino alla loro casa, guarderemo invano al progresso nel mondo più vasto. Quindi noi crediamo che il destino dei diritti umani è nelle mani di tutti i cittadini in tutte le nostre comunità”.

Cliccando qui trovi le slide dell'incontro

 


pubblicata il 24 maggio 2018

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