L'Usl non le crede e tira dritto: «Ha tradito e verrŕ licenziata dovrŕ risarcire anche i danni» - Corriere del Veneto

21 aprile 2017

Pagina 3, Primopiano

TREVISO «Se la conosco? No che non la conosco, e non ci tengo nemmeno. La licenzierò, costi quel che costi, e ci dovrà pagare i danni». Il direttore dell’Usl 2 di Treviso Francesco Benazzi è ancora sconvolto, l’assistente sanitaria che fingeva di vaccinare i bambini al distretto è una di quelle storie delle quali non vorrebbe essere indirettamente protagonista. «Non ha ottemperato gli obblighi di lavoro e io voglio arrivare al licenziamento. Sotto il profilo economico il danno è enorme, comprende lo sperpero di risorse pubbliche, della Regione e del Ministero, per i vaccini non utilizzati – afferma - più i costi del lavoro che lei non ha svolto e di quello che le sue colleghe dovranno sostenere per recuperare gli errori di questa traditrice. Abbiamo stimato almeno centomila euro». Ma la richiesta sarà probabilmente superiore: «Chiederò il risarcimento dei danni d’immagine all’azienda sanitaria e a tutti coloro che credono nei vaccini».

Ora però la faccenda va gestita con ogni cautela anche perché le dichiarazioni dell’assistente sanitaria sotto accusa a questo punto rischiano di disorientare e confondere dato che ha rigettato ogni accusa. Per il procuratore di Treviso Michele Dalla Costa infatti l’inchiesta rischia di partire zoppa, per così dire: «Valuteremo i nuovi dati ma di certo la strada sarà tutta in salita». Non nasconde che la diffusione delle informazioni sul caso dell’assistente sanitaria infedele potrebbero complicare le cose: «L’azienda sanitaria - spiega Dalla Costa - ci ha fatto pervenire gli esiti di un’analisi sierologica a campione su un certo numero di soggetti potenzialmente coinvolti nella mancata vaccinazione. Spetterà al pubblico ministero verificare se si tratta di nuove contestazioni». Ma al momento a far discutere è perché la procura abbia ritenuto di chiedere l’archiviazione mesi fa di una vicenda così inquietante in cui l?usl si dice convinta della colpevolezza della sua dipendente: «Non ci sono evidenze che l’assistente avesse volontariamente omesso di sottoporre i bambini ai vaccini non obbligatori» recita il dispositivo di archiviazione dell’indagine per omissione d’atti d’ufficio coordinata dal pubblico ministero Barbara Sabattini e condotta dai Nas. A carico dell’assistente 31enne c’erano, infatti, soprattutto le accuse delle colleghe e dell’azienda sanitaria ma, secondo la procura, non le prove. Solo una delle fiale, contenenti il siero e ritrovate nel contenitore dei rifiuti, sarebbe infatti attribuibile alla donna. E nulla sarebbe emerso né dalle testimonianze dei genitori, convocati dai Nas, né dalle indagini sulla vita dell’assistente che mai avrebbe manifestato di essere contraria ai vaccini, né all’Usl 2 né nell’azienda sanitaria in cui aveva lavorato in precedenza. Ma sulla conferenza stampa che avrebbe compromesso l’indagine, Benazzi risponde: «Dovevamo tranquillizzare le famiglie, si stavano agitando dopo le lettere che avevamo inviato. Magari dal punto di vista penale non c’è nulla di rilevante, ma dal punto di vista amministrativo sì, e noi andiamo avanti col procedimento disciplinare».

La politica chiede provvedimenti: «Siamo di fronte ad una condotta di assoluta infedeltà che se accertata merita il massimo della sanzione – commenta Simonetta Rubinato, deputata del Pd -. Ma una riflessione è dovuta anche su come sia potuto accadere che, dopo l’indagine dei Nas, si sia arrivati all’archiviazione. L’azienda sanitaria ha avviato un’indagine interna, supplendo di fatto alla magistratura, e portando alla luce lo sconcertante caso». E Alessandra Moretti, consigliere regionale Dem: «Occorre fare piena luce sul caso, ma soprattutto chiedo venga calendarizzata la nostra proposta di legge per reintrodurre l’obbligo vaccinale in Veneto. La politica deve schierarsi sempre dalla parte della scienza».

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pubblicata il 21 aprile 2017

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