IL GIUDICE DI TREVISO CHE HA DICHIARATO "MI ARMO PERCHÈ LO STATO NON C'È”

01 aprile 2017

È un atto d’accusa contro lo Stato e le sue Istituzioni, in primis quella magistratura di cui fa parte, non condivisibile quello del giudice trevigiano Angelo Mascolo che, nell'intervento sulle pagine dei quotidiani Finegil del 24 marzo scorso (link: http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2017/03/24/news/il-giudice-di-treviso-angelo-mascolo-lo-stato-non-c-e-io-mi-armo-1.15082438?ref=hftttres-1), ha dichiarato di volersi armare per esercitare il suo diritto alla difesa visto che lo Stato non è in grado di garantire la sicurezza dei cittadini. Ritengo che le dichiarazioni di Mascolo siano gravi e irresponsabili, perché evocano uno scenario da far west proprio da parte di chi, essendo un magistrato, dovrebbe evitarlo rappresentando una delle massime espressioni dello Stato, ovvero il potere della funzione giurisdizionale.

Spero quindi che le sue affermazioni siano state dettate dal momento di paura personale vissuto e dallo sconforto per le indubbie difficoltà che lui, come tutti coloro che devono garantire la giustizia, incontrano nello svolgimento del proprio delicato lavoro. E mi auguro che chiarisca quanto prima la sua posizione, per evitare che le sue dichiarazioni possano essere strumentalizzate anche politicamente.
Quanto al tema del diritto delle persone a difendersi, credo però sia necessario procedere alla riforma della legittima difesa, per evitare che vada sempre automaticamente incriminato chi difendendosi, specie se all'interno della propria abitazione, ha leso l'aggressore, mentre oggi l'aggredito che reagisce sembra sottoposto ad una sorta di inversione dell'onere della prova. Diverse sono le proposte di legge presentate per la "Modifica all'articolo 52 del codice penale, in materia di difesa legittima”, una di esse è anche arrivata alla discussione in Aula il 7 marzo 2016 (al seguente link trovi la relazione e il testo della proposta della Commissione Giustizia: http://www.camera.it/leg17/995?sezione=documenti&tipoDoc=lavori_testo_pdl&idLegislatura=17&codice=17PDL0039190&back_to=http://www.camera.it/leg17/126?tab=2-e-leg=17-e-idDocumento=2892-e-sede=-e-tipo=), ma è stata rinviata nuovamente all’esame della Commissione Giustizia su richiesta del gruppo di Ncd. Una proposta di legge sulla quale avevo rilasciato un’intervista a ReteVeneta in cui spiegavo come il suo contenuto fosse fortemente favorevole alla posizione della vittima aggredita (a questo link trovi il relativo servizio del Tg: https://youtu.be/s_JTS_0sd_w). Da ultimo, il 22 marzo scorso, la Commissione ha deciso di nominare un Comitato ristretto ad hoc per predisporre un nuovo testo base capace di unificare in un unico disegno di legge le diverse proposte presentate dai gruppi sul tema, da sottoporre poi all’esame della Commissione. Mi auguro che si giunga quanto prima ad una sintesi affinché la proposta possa tornare in Aula.


pubblicata il 01 aprile 2017

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