Rubinato: «Macchè guastafeste difendo la democrazia nel Pd» - Il Gazzettino

07 novembre 2014

Pagina 7, Primopiano

Una guastafeste? È "colpa" di Simonetta Rubinato se il Pd veneto, alla fine, si è arreso alle primarie.È "colpa" di questa bionda signora trevigiana di 50 anni, che di mestiere fa l’avvocato civilista e ha la passione della politica nel sangue, se il centrosinistra il 30 novembre farà scegliere ai cittadini veneti lo sfidante del leghista Luca Zaia. E magari non sarà neanche lei, perché quasi l’intero partito sta con la vicentina Alessandra Moretti.

Onorevole Rubinato, mancano 10 giorni per formalizzare la candidatura alle primarie. Si è pentita?

«No, perché è una verifica della possibilità di un confronto democratico. Chiaro che molto dipenderà dal mio impegno, ma conto anche su quello che si è preso il segretario regionale per entrambe le candidate».

Riuscirà a tirar su le 4mila firme?

«A Renzi per candidarsi alla segreteria nazionale del Pd ne bastavano 1500. Comunque, stiamo lavorando con tanti volontari per facerla».

I vertici del Pd avevano deciso di non fare più le primarie. Si sente una guastafeste?

«No, mi sento come una che sta difendendo un principio di democrazia all’interno di un partito che si chiama Partito democratico. Senza le primarie ci sarebbe stata una investitura dall’alto come negli ultimi 15 anni».

Ma Alessandra Moretti alla fine si è candidata.

«Sì, visto che c’era già la mia candidatura. Ora cerchiamo entrambe, pur nei limiti imposti, di farle diventare delle primarie generative».

Il segretario De Menech ce l’aveva con lei quando ha detto: «Nel mirino mettete Zaia, non i colleghi»?

«Non credo, visto che gli attacchi li ho ricevuti io, quelli di fare accordi per le poltrone. Ma se li avessi fatti, oggi non ci sarebbero le primarie».

Ma le sono state offerte?

«Sì, da parte di sostenitori di rilievo della candidatura di Alessandra, che evidentemente pensavano di aiutarla».

Perché votare Rubinato?

«Perché mi sono battuta per le primarie: agli accordi di vertice preferisco il patto con gli elettori. Perché mi impegno a lavorare in Regione per i 5 anni di mandato, sia se eletta presidente sia che vada all’opposizione. Terzo per cambiare pagina rispetto al sistema Mose dell’èra Galan-Zaia, che ha visto coinvolti anche alcuni esponenti del Pd».

Se diventasse governatrice, coinvolgerebbe Moretti in giunta?

«Avere due europarlamentari veneti, Alessandra Moretti e Flavio Zanonato, è una risorsa preziosa per creare un ponte con l’Europa di cui la nostra regione ha estremo bisogno. Perderne una a favore di un romagnolo non sarebbe un vantaggio».

Da governatrice lei avrebbe fatto svolgere il referendum sull’indipendenza del Veneto? «Non bisogna mai aver paura di sentire l’opinione dei cittadini, purché sia in forme legittime. Al movimento indipendentista non si risponde solo dicendo che il referendum è incostituzionale, ma dando una risposta politica in modo tempestivo. E la risposta è dare al Veneto lo status di regione autonoma ai sensi dell’articolo 116 terzo comma della Costituzione».

È fattibile?

«Si poteva fare dal 2001. E dal 1° gennaio di quest’anno, quando è entrata in vigore una norma sulla base di un mio emendamento, se la Regione chiede maggiore autonomia, entro sessanta giorni il Governo deve aprire la trattativa. Zaia e la Lega e il centrodestra hanno perso solo tempo».

Primi 100 giorni da governatrice. Cosa farebbe?

«1. Aprire subito il confronto con il Governo sull’autonomia del Veneto. 2. Una verifica dei conti della Regione e delle partecipate, fatta da una commissione indipendente, per sapere cosa si può davvero fare, soprattutto contro il dissesto idrogeologico e nel campo della sanità, dove le risorse sono state spolpate con i progetti di finanza. 3. Un piano strategico per fare del Veneto una "smart land" inclusiva e competitiva, al fianco soprattutto delle Pmi. 4. Il territorio: la riduzione del consumo di suolo va fatta sul serio, non a colpi di slogan».

Alda Vanzan

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pubblicata il 07 novembre 2014

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