«Quanti errori...» E Rubinato si candida a guidare il Pd veneto - La Tribuna di Treviso

04 giugno 2015

Pagina 14, Regione

TREVISO «Ho chiamato Alessandra, le ho detto che sarò al suo fianco nei suoi 5 anni di opposizione. Il suo errore? Ne ha fatto uno solo, dire sì...». Evoca la sventurata di manzoniana memoria, Simonetta Rubinato, nel chiedere il congresso regionale straordinario, dopo il voto shock per il Pd. E si candida: «Ci sono, se sarà un congresso vero, aperto al confronto, non come l’ultimo, unitario e dunque finto», risponde, «e se non io, ci sarà qualcuno del mio gruppo, non faccio questione di singoli e personalismi». Al suo fianco i sindaci Silvia Conte (Quarto d’Altino), Alberto Cappelletto (San Biagio) e Pieranna Zottarelli (Roncade), suoi fedelissimi, e Piero Pasi, di Quaeris, che ha illustrato uno studio sul voto veneto degli ultimi 20 anni. L’onorevole di Roncade ex sindaco aveva sfidato Alessandra Moretti alle primarie. Ora rilancia la sua ricetta, allora perdente: «Serve un partito aperto, veneto, che non si faccia dettare l’agenda da Roma e che si allarghi oltre il centrosinistra», ribadisce, «che faccia rete con energie, competenze, e protagonisti di questa vitalissimao Veneto: categorie, volontariato, società civile. Da incontrare tutti i giorni, non solo 7 giorni prima del voto». Rubinato non vuole «fare processi», e aggiunge: «Non c’è soddisfazione a dire che avevamo previsto molte cose», dice, «ma quanti errori... la mancata opposizione di questi 5 anni, l’incapacità di scardinare il sistema di malaffare e degli scandali, la clonazione degli apparati, il rinchiudersi nei circoli. Si pensava che l’immagine risolvesse tutto, così abbiamo perduto anche la Moretti europarlamentare, e siamo senza appoggi in Europa». Rubinato disegna un progetto 2020. «Lì non si potrà fallire, anche perché adesso ci sono altre offerte, da Tosi ai 5 stelle: è finito il bipartitismo». Infine, il fronte interno . Nella Marca Rubinato ha corso poco, pochissimo: ha indicato Ceschin o Sartor, ma ha preferito il Veneziano, per sostenere (invano) Silvia Conte. Non le è piaciuto il laboratorio di Manildo con i colleghi sindaci. «Quando ero sindaco, ho pensato a governare bene il territorio, rispettando il mandato dei cittadini. La gente premia chi guida bene la macchina, la politica è un altro piano». Cappelletto, presene al summit con Manildo, ribadisce: «Non è un partito, lo diciamo subito». Difesa strenua della segretaria provinciale Lorena Andretta: «Qui, terra di Zaia, abbiamo gli stessi voti di Vicenza, terra della Moretti»). E ricorda «le liste corrette e cambiate», i «De Luca, De Bastiani e Marzullo lasciati fuori», «la Sinistra Piave, terra di Zaia, sguarnita». Ultimo siluro agli ex Ds: «Andretta ha dovuto fare il passo indietro, sarebbe stato un’ottima candidata: si è sacrificata per evitare un precongresso in campagna elettorale, voluto da chi, invece di pensare vincere, non vede al di là del controllo del partito».

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pubblicata il 04 giugno 2015

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