Autonomia, pre-intesa vicina? Zaia non tradisca il voto dei Veneti

16 gennaio 2018

Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire…” così si esprimeva il Conte zio nei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni a colloquio con il Padre provinciale dei Cappuccini per chiedere il trasferimento del “sobillatore” fra Cristoforo. Una scena che mi ricorda quanto rischia di avvenire al tavolo del negoziato tra Governo e Regione Veneto sull’autonomia. Si sa che nei palazzi romani le forze centraliste della conservazione, che sono riuscite sino ad oggi ad impedire l’attuazione delle norme costituzionali sull’autonomia e il federalismo fiscale, sono tutte ben salde al loro posto e, forti della debolezza della classe politica, cercheranno di far passare la nottata. Così il Conte zio, che assume le sembianze del sottosegretario Bressa, dichiara la disponibilità a trasferire un po’ di materie insieme alle risorse che lo Stato oggi spende in Veneto, perché la Regione deve dimostrare che le spende meglio del primo e pure ne avanza; e il padre provinciale, alias il presidente Zaia, si adegua, preoccupato che una vittoria del centrodestra alle elezioni politiche smascheri fra pochi mesi le forze centraliste ben radicate al suo interno. Ma i quasi 2 milioni e 400 mila veneti che hanno votato Sì al referendum del 22 ottobre scorso non sono disposti a fare la fine del povero Fra Cristoforo, trasferito a predicare in un convento di Rimini.

Da autonomista convinta, che ha presentato in Parlamento un emendamento per chiedere il riconoscimento della condizione di specialità del Veneto, sarei la prima a gioire per la definizione di una buona intesa in tempi così rapidi, ma  condivido le preoccupazioni espresse nei giorni scorsi dal segretario della Cgia Renato Mason. Come è possibile, mi chiedo, che le distanze abissali delle posizioni da cui si è partiti siano state superate in pochi incontri? E in quale direzione, visto che il modello trentino invocato da Zaia è sempre stato negato da Bressa? Sarebbe grave che chi ha ricevuto - unico tra i governatori delle regioni italiane - un mandato per negoziare l’autonomia da quasi il 60% degli elettori si acconciasse a siglare, con un Governo in scadenza, una pre-intesa che fosse al ribasso, senza modificare il rapporto tra risorse generate dal nostro territorio e risorse che vi debbono rimanere per rispondere ai bisogni delle persone e imprese che ci abitano e lavorano. I Veneti non sono andati alle urne per gioco e non si accontenteranno di tutto quello che passa il convento romano.

 


pubblicata il 16 gennaio 2018

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