Si va avanti, ma a Venezia non si sono dati per vinti - Corriere delle Alpi

05 novembre 2017

 

Pagina 28, Cronaca

SAPPADA«Caro Ettore, non mollare: Sappada è tutta con te».Così Danilo Quinz, Riccardo Breusa e Alessandro Mauro, ieri pomeriggio, mentre a Plodn arrivavano notizie di possibili iniziative della Regione Veneto per la sospensione del voto alla Camera su Sappada. Telefonata ad Ettore Rosato, presidente del gruppo parlamentare Pd a Palazzo Montecitorio, ed ecco la rassicurazione.«Il voto al Senato ci sarà, come da programma, perché lo vogliono tutte le forze politiche. Con molta serenità bisogna accettare questa determinazione», ha dichiarato Rosato al "Corriere delle Alpi", «e ripeto: con serenità e con pieno rispetto per chi deve rinunciare a questo splendido paese».Ai piedi del Peralba si attendono gli eventi con trepidazione, ma anche con tranquillità; i referendari, ovviamente, temono improvvise sorprese. E, per la verità, non hanno tutti i torti, dal loro punto di vista. In Regione Veneto, infatti, qualcosa si sta muovendo. Sia dentro il Pd e sia nella Lega Nord non tutti gradiscono il distacco di Sappada e, pertanto, nei Palazzi si sta verificando la possibilità di chiedere alla Camera un'audizione del presidente del consiglio regionale o del presidente della Regione, rispettivamente Roberto Ciambetti e Luca Zaia. Si tratta di un passaggio molto delicato perché, nel 2012, l'assemblea del Veneto si era già pronunciata per il trasloco di Sappada al Friuli. Pronti a sostenere l'audizione sono i quattro parlamentari che nei giorni scorsi hanno scritto al capogruppo del partito di maggioranza relativa, Rosato appunto. Si tratta degli onorevoli Simonetta Rubinato, Roger De Menech, Paolo Naccarato e Vanessa Camani, tutti e quattro del Pd.A Ciambetti e a Zaia, invece, ha scritto solo Rubinato. «So, però», confida la deputata trevigiana, «che nel partito, in sede regionale, ci si sta adoperando per un'iniziativa che porti i vertici della Regione a Montecitorio, affinché testimonino l'inopportunità di un'operazione tanto pericolosa, proprio nel momento in cui si parla di autonomia».Secondo Rubinato, infatti, «la Regione è stata troppo alla finestra, in questi anni, sul caso Sappada» . Sempre secondo la stessa parlamentare, l'aspetto più grave di tutta la vicenda è che il passaggio di confine tra una Regione ordinaria ed una a statuto speciale avviene con una legge ordinaria e non con il ricorso ad una legge costituzionale. Il fatto, secondo Rubinato, potrebbe meritare non solo un ricorso alla Corte Costituzionale, ma anche al presidente della Repubblica.Ecco perché i referendari di Sappada stanno attendendo, «serenamente ma anche con una certa preoccupazione» , lo sviluppo degli eventi. L'approdo a Montecitorio della legge su Sappada avverrà domani, a meno di sorprese; e sarà in fase di primo dibattito - sempre che anch'esso maturi domani - che si capirà se si andrà al voto entro la settimana, o al più tardi nei primi giorni della prossima, oppure se interverrà un'audizione di Zaia o di Ciambetti. Secondo quanto ha anticipato ieri Rosato, non dovrebbero esserci sospensioni dell'iter parlamentare già deciso. Il capogruppo ammette di aver saputo della lettera dei colleghi del Pd veneto dalle agenzie di stampa, prima ancora che dall'arrivo della stessa. Intanto in Comelico, l'area bellunese più vicina a Sappada, si sviluppa un vivace dibattito. Ieri sono intervenute anche le due giovani imprenditrici che portano avanti la proposta di zona franca per la valle.«L'ormai quasi certo passaggio, salvo colpi scena, di Sappada in Friuli riconosce definitivamente alla Val Comelico l'identità di "terra di mezzo" , rendendo ancora più palese l'opportunità della defiscalizzazione per questo lembo di Veneto, incuneato fra realtà a statuto speciale e confinante con l'Austria», affermano Elisa Bergagnin e Francesca Dellamore, «la richiesta di istituzione di una zona franca sul modello Livigno non può continuare ad essere ignorata da chi prende a braccetto proprio la Lombardia per parlare di autonomia e di province interamente montane, quali Sondrio e Belluno».Le due imprenditrici concludono affermando che «l'autonomia, come i fondi di confine, non sono sufficienti quando all'indifferenza da parte dello Stato, si aggiunge anche quella da parte della propria Regione, nonché quella della Provincia di formale appartenenza: che il caso Sappada sia d'insegnamento a chi persevera nell'ignorare le gravi e peculiari difficoltà di una valle che sembra sempre più terra di nessuno, ma che paga le tasse come tutti gli altri, nonostante non usufruisca degli stessi servizi e debba invece affrontare ben più problemi rispetto non solo alla lontana pianura, ma anche ai vicini altoatesini». 

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pubblicata il 05 novembre 2017

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