«Pd stolto sull'autonomia Lasciato il campo a Zaia» - La tribuna di Treviso

24 ottobre 2017

Pagina 9, Primopiano

TREVISO«Abbiamo lasciato il campo a Zaia, e questo non può che far male. Figuratevi a me, che nel 2013 ho presentato l'emendamento sulla specialità del Veneto, e poi sull'autonomia differenziata. Zaia mi aveva risposto che era nulla, per il Veneto dei forconi, oggi viene dietro. Ma il Pd mi ha ignorato...» Simonetta Rubinato, onorevole del Pd, ex sindaco di Roncade, il giorno dopo vorrebbe tanto cantar vittoria. «Ha vinto materialmente e moralmente, come già aveva fatto, ma solo moralmente, alle regionali, dopo le primaria contro la Moretti», sussurra un suo fedelissimo. Ma il successo del sì all'autonomia e al federalismo che invoca da anni e anni di cui si è sempre fatta paladina - oggi con l'associazione Veneto Vivo - si scontra con la realtà di un Pd frantumato, nella Marca e nel Veneto. Dilaniato ancora una volta, adesso dal referendum. Divisi gli stessi renziani compatti fino a ieri, i sindaci delle correnti e quelli dei "correntoni" persino gli ex Pci. Fra sì convinti e sì critici, astensione responsabili e astensioni gridate, fra distinguo e mille attenzioni a smarcarsi da gli scenari zaiani«Non capisco, è sufficiente stare fra la gente, e dico tutti, dalla casalinga al docente universitario, per capire cosa chiedono i venti», sottolinea Rubinato, «ma c'è chi preferisce addirittura invitare a non andare a votare. Ma dico, la riforma che oggi consente questo referendum è nostra, del centrosinistra, nel 2001. Il tema è nostro, c'è nello statuto, e lo dico perché gli altri parlavano di secessione e di Padania, ma ce lo siamo fatti sfuggire, con errori strategici continui».E fra le cose che irritano l'ex sindaco di Roncade, l'accusa che il partito le muove, di veleggiare troppo verso Zaia. «È semplicemente insensato. A Roncade non c'è un solo consigliere leghista, ho sempre fatto la mia battaglie molto chiaramente. Il problema è che invece il Pd non ha mai voluto affrontare la questione federalista qui in Veneto, e bastava che la dirigenza si mettesse in ascolto dei cittadini. Avevamo il tempo per dire la nostra: avevo chiesto, alle primarie per le regionali 2015, di distribuire anche una scheda sull'autonomia, di fatto quella che ieri era il referendum ufficiale. Avremmo capito come la pensava il nostro elettorato. Niente da fare, idea bocciata Saremmo stati avanti di 2 anni, ma addirittura di 4 se fossi stata seguita su specialità e autonomia differenziata, e il tema sarebbe stato nostro. Ma forse a qualcuno piace andare controcorrente, fare testimonianza. No, io sono per vincere, per la politica delle buone idee e del buon governo. E il Pd , quando amministra, dimostra di saperlo fare, di avere idee, di incidere. Anche a Treviso ci sono le premesse per un nuovo successo di Manildo: ma si deve fare gioco di squadra, abbandonando logiche di potere, come quello che ho visto fare in Asco, o di personalismi, o di correnti: siamo una somma di debolezze, vogliamo andare avanti così». Fra un mese c'è il congresso provinciale, è un messaggio anche per la segreteria? «No mi sono mossa, e lo dico sinceramente: certo credo che questo voto ci impegni a rappresentare quel che vogliono i veneti, quante volte ce lo hanno detto senza che raccogliessimo il messaggio? I veneti che non sono quelli dei tanti luoghi comuni, sanno benissimo dove andare al momento di scegliere. E allora dico che di questo voto si deve prendere atto, certo impegna Zaia che ora ha una grandissima responsabilità, ma impegna anche tutti noi: o siamo in grado di farcene carico, oppure l'acqua prende un'altra strada».E le politiche, già che ci siamo? «È il momento delle idee, non delle correnti, anche qui: e attenzione, la nuova legge premia le coalizioni, qui in Veneto il centrodestra parte avvantaggiato, se sarà compatto: Sarà un durissimo corpo a corpo, non vorrei che qualcuno si illudesse» (a.p.)

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pubblicata il 24 ottobre 2017

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