Porto Off Shore di Venezia: perchè i cinesi ci credono, e sono pronti ad investire, e noi no?

07 luglio 2017

Il progetto del porto artificiale off shore al largo di Venezia è stato oggetto stamane di discussione alla Camera. A sollecitare il Governo è stata l’on. Simonetta Rubinato, promotrice di un’interpellanza urgente bipartisan - condivisa tra gli altri con i deputati veneziani Martella, Mognato, Zoggia, Murer, Zanetti e Causin - con cui si è chiesto di conoscere quali siano le intenzioni in merito alla realizzazione del Venice Offshore Onshore in partnership pubblico-privato. A preoccupare la parlamentare del Pd in particolare alcune notizie recenti date dai media e in particolare da ultimo le dichiarazioni del presidente dell’Autorità portuale di Venezia, Pino Musolino, secondo il quale 'la piattaforma d’altura non serve, lo dice il mercato, e comunque non ci sono investitori interessati', per cui 'la progettazione sarà ultimata entro fine anno, ma non credo vedrà mai la luce'.

Il viceministro Filippo Bubbico, intervenendo a nome del Governo, ha riferito “di numerose perplessità espresse dal Mit sul progetto e dell’indisponibilità di finanziamenti pubblici se non per una parte molto limitata e relativa solo alle banchine a terra del Terminal Montesyndial” e che, “permane una grande incertezza sui costi di esercizio del nuovo terminal e sulla sua reale competitività”. La risposta del Governo, tuttavia, "prevedendo in questa fase la sola approvazione del 1º lotto, permette di procedere con i lavori per la riconversione e riqualificazione dell’area di crisi industriale di Marghera" e riconosce almeno implicitamente la necessità di un’ulteriore fase istruttoria, tenuto conto che è “in corso da parte del MIT con il nuovo presidente un’attività volta ad individuare una possibile soluzione”.  

L’on. Rubinato, nella replica, ha sottolineato il paradosso che “mentre anche stamane nel corso di un incontro a Pechino il gruppo italo-cinese 4C3 ha ribadito la strategicità del progetto e ha confermato la disponibilità a investirci almeno 800 milioni di euro, qualcuno in Italia, per troppe miopie e interessi dei vari orticelli, pensa di cancellare un’opera già inserita nella programmazione delle infrastrutture strategiche e dotata di finanziamenti a partire dalla legge di stabilità 2013, mettendola, con il consenso tacito anche delle autorità locali, su un binario morto”. 

“Sollecito quindi il Governo a procedere in modo rigoroso alla verifica della sostenibilità tecnico economica di questo progetto, come da impegni presi, e quindi a sottoporla in modo trasparente al confronto nelle sedi istituzionali, in particolare nel cosiddetto Comitatone che è proprio quell’organismo che ha stabilito nel 2011 che la piattaforma d’altura è non solo condizione di accessibilità al porto di Venezia, ma anche una straordinaria opportunità per la salvaguardia fisica, ambientale e sociale della città” conclude la parlamentare.

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pubblicata il 07 luglio 2017

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