La Riforma del Terzo Settore è diventata legge

01 giugno 2016

Il 26 maggio scorso è stato votato in via definitiva alla Camera il disegno di Legge Delega al Governo per la riforma del Terzo Settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale.

Il testo, il cui esame è stato oggetto di una "navetta" tra Camera e Senato durata due anni, introduce una serie di innovazioni particolarmente attese nel mondo del volontariato e del no profit. Ecco le principali.

LA DEFINIZIONE DI TERZO SETTORE: per terzo settore si intende il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale che, in attuazione del principio di sussidiarietà promuovono e realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontarie e gratuite o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi. Con il termine "utilità sociale" si intende ciò che fa bene alla comunità, crea solidarietà, costruisce comunità mediante forme di azione volontaria e gratuita. Non fanno parte del Terzo settore le associazioni politiche, i sindacati, le associazioni professionali di categoria economica, le fondazioni bancarie, pur perseguendo la finalità degli altri enti del Terzo settore, confermandone implicitamente la natura ibrida, a cavallo tra beneficenza e impresa, che le caratterizza sin dall'origine.

I CENTRI DI SERVIZIO PER IL VOLONTARIATO: possono essere promossi e gestiti da tutte le realtà del Terzo settore, con esclusione degli enti gestiti in forma societaria, ma deve comunque essere garantita la maggioranza alle associazioni di volontariato e assicurato il libero ingresso nella compagine sociale di nuove associazioni (il principio della "porta aperta") a garanzia di un necessario continuo ricambio. I centri di servizio forniranno supporto tecnico, formativo e informativo, promuoveranno e rafforzeranno la presenza e il ruolo dei volontari nei diversi enti del Terzo settore.

CONSIGLIO NAZIONALE DEL TERZO SETTORE: è un organismo di consultazione a livello nazionale degli enti del Terzo settore, la cui composizione dovrà, fra l'altro, valorizzare le reti associative di secondo livello e al quale non sono però indirizzate risorse umane e finanziarie.

IL FONDO PER IL TERZO SETTORE: viene istituito un fondo destinato alle attività di interesse generale promosse da organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e fondazioni, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con una dotazione 17,3 milioni di euro nel 2016 e di 20 milioni di euro a decorrere dal 2017.

LA FONDAZIONE ITALIA SOCIALE: si tratta di una fondazione di diritto privato con finalità pubbliche, che avrà il compito di sostenere, attrarre e organizzare iniziative filantropiche e strumenti innovativi di finanza sociale. Per il 2016 alla Fondazione è assegnata una dotazione iniziale di un milione di euro. Per quanto riguarda l'impiego di risorse provenienti da soggetti privati, la Fondazione dovrà rispettare il principio di prevalenza, svolgendo una funzione sussidiaria e non sostitutiva dell'intervento pubblico.

Il Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, Pietro Barbieri, ha così commentato il via libera alla legge: “Siamo molto soddisfatti di essere giunti al termine di questo lungo processo cominciato due anni fa e largamente atteso e voluto dal nostro mondo. Il testo che l’Aula della Camera ha approvato segna un risultato positivo e molto importante per le migliaia di organizzazioni, associazioni, imprese e cooperative che costituiscono il terzo settore perché ne definisce anzitutto natura, ambiti di azione, finalità e confini, consegnandoci una definizione giuridica chiara e unitaria, finora assente. Il testo licenziato è più equilibrato di quello proposto ad inizio percorso, nel quale prevaleva un forte sbilanciamento a favore degli aspetti economici, e a svantaggio della vera essenza del terzo settore: luogo e spazio di aggregazione e partecipazione per milioni di cittadini attivi e bacino di solidarietà, civismo e coesione. Molti gli aspetti positivi: dal tentativo di superare l’innata frammentazione del terzo settore attraverso il riordino e la revisione organica delle diverse discipline esistenti in un unico Codice del terzo settore, all’istituzione di un registro nazionale unico – passaggio necessario a contribuire alla trasparenza di questo mondo -, alla revisione delle misure di agevolazione fiscale, al riordino in materia di servizio civile, alla scelta di un’unica sede di rappresentanza istituzionale come il Consiglio nazionale, purché preveda un coinvolgimento degli organismi di rappresentanza del terzo settore. Ulteriore aspetto di apprezzamento è che le politiche di governo, promozione e indirizzo siano in capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.”

Per approfondire a questo link trovi il dossier del Gruppo del Pd: http://www.deputatipd.it/files/documenti/149_Riforma%20del%20Terzo%20settore_0.pdf.


pubblicata il 01 giugno 2016

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