Atlante ha evitato default di BPVI, ma non fallimento per nostro territorio

08 maggio 2016

Ho fatto due considerazioni al CorVeneto del 3 maggio scorso, dopo lo stop della Borsa alla quotazione di Banca popolare di Vicenza. La prima: la costituzione di Atlante prima dello sbarco in Borsa, grazie alla sinergia di alcuni istituti di credito, Fondazioni e Cassa Depositi e Prestiti, su base volontaria e input del Governo, è stata provvidenziale creando una rete di sicurezza che ha consentito comunque che l'aumento di capitale andasse in porto. Ora che Atlante si è messo sulle spalle la Popolare di Vicenza c'è il tempo a disposizione per fare un piano industriale adeguato a mettere la banca in condizioni di tornare fra 18-24 mesi in Borsa. La seconda: bisogna chiedersi perché, nonostante la rete di sicurezza creata con Atlante per l'aumento di capitale, il mercato abbia mostrato assoluta mancanza di fiducia nell'azienda. Credo che la risposta se la debba porre la dirigenza che ha portato la banca a questo punto e gli stessi organi di controllo. Un'occasione persa per lanciare agli investitori un messaggio di seria volontà di cambiamento è stata secondo me la mancata deliberazione dell'azione di responsabilità.

Su cosa significhino per il Nordest e per il Paese le gravi vicende di BPVI e Veneto Banca vi invito a leggere il bell’intervento del prof. Mario Bertolissi pubblicato sui quotidiani Finegil il 4 maggio scorso: Il Nordest - dobbiamo riconoscerlo con franchezza - ha pregiudicato la tenuta, già di per sé problematica, della Repubblica. Ne esce sconfitta un’intera classe dirigente, che ha fatto del silenzio l’elemento costitutivo di una inesistente manifestazione del pensiero. È quel che più impressiona e, quindi, giustifica ciò che si preannuncia ed accadrà. Banca Popolare di Vicenza costituiva un punto di riferimento per i territori: per territori popolati di persone, di famiglie, di imprese. Di piccole e medie imprese, che hanno generato ricchezza distribuita ovunque, a beneficio di tanti. Ora, nel breve periodo è probabile che si dissolvano nel nulla i legami che hanno unito il governo della banca al territorio. Verranno altri: tecnici “stranieri” di provata esperienza, che non guarderanno in faccia nessuno, perché l’impresa va condotta rispettando l’economia e le leggi che ne disciplinano i risvolti privatistici e pubblicistici. (…) Vi è stata una sorta di cedimento strutturale delle coscienze, che non hanno saputo reagire per tempo, quando si addensavano le prime nubi, guardando al futuro. È opportuno riprendere dimestichezza non con la resa dei conti, ma con l’imperativo categorico della resa del conto” (leggi l'intervento completo cliccando qui).


pubblicata il 08 maggio 2016

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