Profughi in Veneto, il Governo risponde alla mia interrogazione

01 marzo 2016

Il 26 febbraio scorso il sottosegretario dell’Interno, Domenico Manzione, ha risposto alla mia interrogazione di sette mesi fa, nella quale, a seguito degli episodi di turbativa e violenza verificatisi nel luglio scorso nel trevigiano in occasione dell’arrivo di numerosi migranti, chiedevo quali iniziative il Governo intendesse adottare per fronteggiare l’emergenza in atto nella regione Veneto, ed in particolare nella provincia di Treviso.  

Il Ministero dell’Interno, come potete leggere nel testo della risposta (clicca qui per leggere l'interrogazione e la risposta), dopo aver richiamato i criteri di distribuzione dei migranti sul territorio nazionale, ricorda che l’accoglienza si sta orientando verso l’insediamento di piccoli gruppi in centri di dimensioni più contenuta, una prassi, questa, che richiede però per essere attuata un regime gestito secondo una logica di partenariato con le Regioni e gli enti locali. Con il decreto legislativo n. 142 del 2015 è stato stabilito che i Prefetti debbano sentire i sindaci in maniera che l’accoglienza dei profughi possa avvenire con il minor impatto possibile per le comunità residenti. Ad oggi, secondo i dati forniti dal Viminale, sul territorio nazionale sono state accolte 106mila persone, di cui 8mila, pari all’8% del totale, nella Regione Veneto.
Nella risposta si ammettono in ogni caso le difficoltà riscontrate nel Trevigiano, dove le strutture di accoglienza già realizzate sono sature, strutture peraltro presenti solo in 35 comuni sui 95 della provincia, a fronte di un contingente di migranti complessivamente ospitati pari a circa 1.400 unità. Tanto che il Prefetto, impegnato in maniera costante e senza risparmio di energie nella ricerca di possibili soluzioni, avendo difficoltà a garantire forme di accoglienza diffusa, sta ricercando soluzioni allocative di altro genere, in particolare strutture militari in disuso. In merito poi alla possibilità di impiegare i migranti in attività socialmente utili, il Ministero ricorda che la Prefettura ha stipulato un protocollo d’intesa con 15 Enti locali finalizzato a questo obiettivo.

Inoltre, per quanto riguarda il problema di accelerare e semplificare i procedimenti di riconoscimento della protezione internazionale, il Ministero sottolinea che è stato portato da 20 a 50 il numero massimo di commissioni territoriali con relative sezioni (a breve ne saranno operative altre 5, tra cui quella di Vicenza) condividendo l’importanza di assicurarne la piena efficienza, condizione ineludibile per garantire la fluidità del sistema di accoglienza. E che sono stati introdotti i colloqui “one to one” in luogo dei colloqui collegiali per sveltire il dispiego delle pratiche. Le nuove misure hanno prodotto risultati apprezzabili, secondo quanto rilevato nella risposta, visto che le decisioni emesse nel 2015 sono sostanzialmente raddoppiate (+96%) rispetto l’anno precedente. E anche i tempi intercorrenti tra la formalizzazione della domanda di protezione e l’adozione del provvedimento si sono notevolmente ridotti (da 341 a 173 giorni).
Sul tema dei flussi migratori vi allego da ultimo la documentazione predisposta dall'Ufficio Rapporti con l'Unione Europea della Camera in vista del Consiglio europeo di Bruxelles (tenutosi il 17 e 18 marzo scorsi): http://documenti.camera.it/Leg17/Dossier/pdf/AS012.pdf.

Infine, sull’emergenza profughi in Veneto unisco l’intervista fattami da ReteVeneta (clicca qui) e le mie dichiarazioni riportate dalla stampa nel febbraio scorso (vedi gli articoli su La Nuova Venezia e Oggi Treviso), in cui sottolineo come il problema non è solo del Veneto, ma in Veneto è aggravatodall'atteggiamento di chi governa la nostra Regione, che continua a lavarsene le mani lasciando a prefetti e sindaci l’onere di trovare le soluzioni. Siccome nessuno ha la bacchetta magica, l'unico modo per garantire anche la tranquillità dei nostri cittadini è invece che ogni istituzione collabori con le altre per ricercare le migliori soluzioni e quindi che anche Luca Zaia, come tutti i presidenti delle altre regioni, faccia la sua parte senza lasciare soli sindaci e prefetti. La campagna di aggressione lanciata da dirigenti e amministratori della Lega Nord nei confronti del Prefetto di Treviso non fa l'interesse della nostra gente e ha avuto come esito il fatto che alla dottoressa Laura Lega sia stata assegnata la scorta per le minacce di cui è stata fatta oggetto.


pubblicata il 01 marzo 2016

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