Macroregione a Nord-Est ed autonomia del Veneto

07 novembre 2015

Il 5 novembre scorso sono intervenuta sulle pagine de La Tribuna di Treviso in merito al dibattito sulla macroregione (clicca qui). Ho spiegato perché senza una modifica dell’articolo 116, 1 comma, della Costituzione, che preveda l’aggiunta del Veneto tra le Regioni dotate di specialità, secondo forme e condizioni da approvarsi con legge costituzionale, nessuna ipotesi di fusione del Veneto con le Regioni confinanti è allo stato praticabile.

Avevo già avuto occasione di esprimere la mia posizione sul tema in un’intervista rilasciata a Rete Veneta il 31 ottobre scorso (clicca qui), dove ho spiegato che l'unica ipotesi di macroregione possibile a Nord-Est è quella di una fusione del Veneto con il ‎Friuli Venezia Giulia, il cui territorio peraltro faceva parte, assieme al Veneto, e ciò sino al 1947, dell’unica Venezia Euganea. Per perseguirla non è certo pensabile di togliere la specialità al Friuli Venezia Giulia (confermata anche nella riforma costituzionale in corso di approvazione), ma è necessario piuttosto attribuirla anche alla nostra Regione. Proprio questo era il contenuto dell'‎emendamento (clicca qui) che avevo presentato nel febbraio scorso alla Camera, nel corso della discussione della riforma costituzionale, sulla attribuzione di specialità al Veneto, che ha avuto però il parere contrario di Governo e relatori e che è stato considerato ‎irragionevole dagli stessi colleghi veneti del Partito Democratico. Ma come ho detto allora la realtà è testarda e il tema si porrà di nuovo alla politica nei prossimi anni.

In precedenza, il 13 ottobre scorso ero intervenuta sul Giornale di Vicenza (clicca qui) con riferimento al disegno di riforma costituzionale, giunto ormai alla fase finale di discussione al Senato. Ho spiegato come, grazie al lavoro  di alcuni parlamentari veneti del Pd, siamo riusciti a preservare uno strumento, un corridoio (anche se meno largo di quello oggi vigente) per cercare di ottenere in futuro forme di autonomia differenziata in alcune materie per Regioni virtuose come la nostra. E ho ricordato come tocchi a Zaia aprire una trattativa con il Governo, cosa peraltro che poteva già essere fatta da oltre un decennio. E che, in ogni caso, se servisse a dare più forza, c'è sempre l'arma del referendum ammesso dalla Corte Costituzionale.

L'esigenza di avviare il negoziato con il Governo per chiedere quanti più spazi possibile di autonomia sembra finalmente trovare consenso anche nelle file del centrodestra del governo regionale. Dapprima alla fine di agosto scorso il neo presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, in una intervista al Corriere del Veneto, ha annunciato l'intenzione della Regione Veneto di avviare quanto prima il negoziato con il Governo per chiedere quanti più spazi possibili di autonomia (clicca qui). Poi in un articolo del 31 ottobre scorso (clicca qui) l'assessore Elena Donazzan ha ammesso alcune verità: ovvero che con il referendum sull' ‎indipendenza chi ha governato il Veneto ha preso in giro la gente, che l' autonomia in alcuni ambiti specifici (ndr: entrata in ‎Costituzione nel 2001 con la riforma del centrosinistra) è un percorso attuabile e farebbe molto bene al ‎Veneto, che senza portare il Veneto al livello di ‎specialità e ‎fiscalità del ‎Friuli Venezia Giulia non si può realizzare alcuna ‎macroregione a Nord-est. Aspettiamo che alle parole seguano le azioni concrete. Per il momento spiace dover prender atto che la ‎maggioranza che governa il Veneto da 15 anni non ha fatto nulla di concreto in questa direzione, così che le legittime aspirazioni della Comunità veneta stanno ancora aspettando. Tanto più che la‎ Giunta regionale poteva anche sfruttare la possibilità data da un mio ‎emendamento approvato alla legge di Stabilità 2014 (il coma 571, in vigore dal 1º gennaio 2014) di accelerare il percorso per ottenere l'autonomia in tutte le materie previste dall'attuale terzo comma dell'art. 116 della Costituzione. Temo che il treno del ‎federalismo purtroppo nel frattempo sia già passato ed ora il Veneto rischia di subire comunque le conseguenze del ‎neocentralismo in atto, con minori possibilità di realizzare l'autogoverno proprio per la responsabilità e le omissioni delle forze politiche che governano la nostra Regione da 15 anni. Purtroppo su questo anche il‎ Partito Democratico Veneto dall'opposizione non ha saputo/voluto in questi anni incalzare in modo adeguato la maggioranza, tanto da rimediare la peggiore ‎sconfitta alle ultime elezioni regionali nonostante l'incapacità politica e le divisioni dimostrate dal‎ centrodestra. Purtroppo, grazie agli errori della dirigenza del Pd, ‎Zaia è passato per un trionfatore nonostante abbia perso 420.000 voti in termini assoluti rispetto alle elezioni del 2010. In ogni caso, se finalmente si comincerà un percorso serio per l'autonomia, ‎noi ci siamo!


pubblicata il 07 novembre 2015

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