BarCamp a Caorle si interroga su come combattere la corruzione

13 settembre 2014

“Noi magistrati dobbiamo applicare le leggi, ma contro la corruzione le nostre armi sono purtroppo spuntate. Serve che il Parlamento inasprisca le pene. Finora non l’ha fatto, e temo non lo farà”. Lo ha affermato Francesco Saverio Pavone, procuratore capo di Belluno, intervenendo al BarCampVeneto2015 di Simonetta Rubinato, parlamentare democratica, che oggi ha fatto tappa nel monastero di Marango (Caorle) per parlare di legalità. L’emergenza illegalità, scoppiata con la vicenda Mose, è frutto – sempre secondo Pavone - di una società che “ha perso la percezione di ciò che costituisce reato grave, per cui la corruzione, come l’evasione fiscale, è comunemente ritenuta una furbizia. C’è allora un grande sforzo culturale da fare per rimettere in circolazione i principi basilari della convivenza civile, magari anche riprendendo l’insegnamento dell’educazione civica nella scuola”.

 I veneti, dal conto loro, sono fortemente allarmati dal diffondersi della corruzione nella pubblica amministrazione e dalla presenza della criminalità organizzata come è emerso dalla ricerca effettuata dall’istituto Quaeris: il 50,4% degli intervistati ritiene che essa sia un pericolo reale, sostenendo che la mafia abbia molto potere all’interno della nostra regione e di questo avviso sono soprattutto le donne e gli over 50 anni. Un’emergenza che tocca da vicino anche l’associazione degli industriali, come ha ricordato Matteo Zoppas, presidente di Confindustria di Venezia: “Non è soltanto un problema di applicare, come facciamo, il nostro codice etico. Servono indagini e processi veloci. Non solo: serve che la politica intervenga per snellire norme e procedure e rendere il nostro sistema maggiormente competitivo”.

Simonetta Rubinato, promotrice del laboratorio politico itinerante che mira a raccogliere idee proposte di buona amministrazione in vista delle elezioni regionali del 2015, non ha dubbi: “questo modello di sviluppo che si fonda sull’illegalità e sugli interessi di pochi finisce per venir pagato dalle comunità e dalle generazioni future. Per cui serve recuperare una dimensione etica dell’impegno politico che è e rimane servizio al bene comune”.

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pubblicata il 13 settembre 2014

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