Ilva Taranto, il Ministro Clini riferisce alla Camera

28 novembre 2012

ilva_tarantoMentre a Taranto anche la natura si accanisce sull’Ilva con una tromba d’aria, rendendo davvero drammatico questo momento per almeno 20 mila lavoratori che rischiano di restare privi di reddito, senza contare le ricadute negative sulla tenuta economica e sociale del sistema Paese, il Ministro Clini ha riferito alla Camera (clicca qui) sull’attività sin qui svolta e sulle iniziative normative che il Governo intende attuare per non rinunciare al processo industriale del più grande stabilimento siderurgico d’Europa e insieme farlo evolvere verso soluzioni che comportano impatti accettabili a tutela della salute e dell’ambiente.

Il 26 ottobre scorso è stata definita dal Ministero dell’Ambiente la nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia), applicando da subito nelle prescrizioni date all’Ilva i contenuti della direttiva europea emanata lo scorso agosto sulle migliori tecnologie disponibili (che il comparto siderurgico dovrà applicare  a partire dal 2016) per conseguire gli obiettivi di sicurezza degli impianti, raggiungimento di standard di qualità ambientale, sistema di monitoraggio attivo dell’eventuale danno sanitario, risanamento degli impianti con l’immediata esecuzione di attività e investimenti necessari. E il 25 novembre scorso è stato altresì approvato il Piano degli Interventi presentato dall’Ilva, cui sono state impartite una serie di osservazioni per migliorarlo, un piano che comporta investimenti a carico dell’azienda per oltre 3 miliardi di euro. Accanto a questo piano per il risanamento dell’Ilva, c’è poi Il piano di risanamento predisposto dal Governo (con risorse già stanziate dal Parlamento per oltre 300 milioni di euro) per recuperare un territorio che è stato danneggiato da oltre 50 anni di attività non regolamentata e non controllata in modo adeguato dalle istituzioni competenti, compreso il lungo periodo in cui l'azienda è stata in mano pubblica. Mentre l’attività di oggi è sotto i limiti di sicurezza anche per le emissioni di diossina.

Il sequestro dell’area a freddo, da ultimo operato dalla magistratura, comportando il blocco delle attività a valle e dunque il blocco della produzione e dello stabilimento, ha come conseguenza gravissima che non possono partire le iniziative per il risanamento dell’area a caldo. Il Governo sta ora esaminando le modalità per rendere efficace l’Aia e quindi superare il blocco attuale: senza di ciò la situazione ambientale di Taranto peggiorerà, senza contare il rischio che si verifichi l’abbandono del sito con la moltiplicazione degli effetti dannosi sulla salute. Mentre, sul piano produttivo, i concorrenti esteri fanno festa, visto che non sono sottoposti agli stessi stringenti obiettivi fondamentali (neanche in Europa se non dal 2016).

L'iniziativa normativa annunciatadal Ministro per conciliare insieme la priorità della difesa della salute e dell’ambiente e gli obiettivi della continuità produttiva e salvaguardia del patrimonio sociale è positiva. Attendiamo ora di esaminare il contenuto del provvedimento.

pubblicata il 28 novembre 2012

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