In attesa di leggere i contenuti della manovra correttiva

04 dicembre 2011

manovraIl momento è davvero particolare, dal punto di vista economico e politico. Un governo "tecnico" sostenuto da gran parte dell'arco istituzionale ha il gravosissimo compito di togliere il Paese da una situazione disastrosa. Ce la farà? Avrà il sostegno in Parlamento per attuare atti decisivi? Avrà il sostegno nel Paese?

Sino a qualche giorno fa (prima del turbinio delle indiscrezioni sui contenuti della manovra correttiva in gestazione per oltre 25 miliardi di euro) era data per certa una buona dose di fiducia degli italiani nei confronti di Monti, rafforzata anche dalla grande sfiducia nei confronti delle attuali compagini politiche, sia del fallimentare Governo Berlusconi-Bossi, sia del Parlamento. Semplificando il pensiero popolare: i "politici" dentro il Parlamento non sono in grado di prendere la strada giusta, speriamo ci riesca Monti che sembra una persona seria. Ed è anche sostanzialmente "accettata" l'idea che i cittadini saranno chiamati a dei sacrifici. In una certa misura ci si aspetta anche scelte impopolari come la riforma pensionistica, l'aumento dell'IVA, la reintroduzione dell’Ici...

Ma per continuare a godere del sostegno popolare il Governo dovrà dare chiari segnali in due direzioni: equità e crescita. Non ci dovrà essere l'impressione che a pagare siano sempre "i soliti" e soprattutto ci dovrà essere una speranza di futuro. Questo è quello che anch’io mi aspetto di ritrovare nella manovra che domani il Presidente Monti ci illustrerà alle ore 16 in Aula della Camera.

Ricordo che al momento della richiesta della fiducia egli aveva distinto due fasi di lavoro: una prima serie di provvedimenti per affrontare l’emergenza (sostenibilità finanza pubblica, pareggio di bilancio nel 2013 e recupero fiducia internazionale) ed una seconda fase, volta a modernizzare le strutture economiche e sociali del Paese. Certo non è possibile chiedergli di fare in 18 giorni quello che non è stato fatto in 15 anni, ma il Governo dovrà mostrare sin da ora che i sacrifici necessari per far ridurre il debito e far ripartire la crescita sono in prospettiva equi, distribuiti cioè con giustizia. Lo sa bene lo stesso prof. Monti, che tre settimane fa in Parlamento ha proprio dichiarato: “Maggiore sarà l’equità, più accettabili saranno quei provvedimenti e più ampia mi auguro sarà la maggioranza che in Parlamento riterrà di poterli sostenere. Equità significa chiedersi quale sia l’effetto delle riforme non solo sulle componenti relativamente forti della società, quelle che hanno la forza di associarsi, ma anche sui giovani e sulle donne.”

Inoltre egli aveva sottolineato con grande decisione che dal suo Governo avrebbero ricevuto attenzione prioritaria la lotta all’evasione fiscale ed all’illegalità, “non solo per aumentare il gettito, ma anche per abbattere le aliquote. E questo può essere fatto con efficacia prestando particolare attenzione al monitoraggio della ricchezza accumulata, e non solo ai redditi prodotti”. Ulteriori sacrifici sulla classe medio-bassa sono accettabili solo se si vede finalmente che cominciano a pagare anche quelli che le tasse non le hanno mai pagate, inclusi quelli che hanno fatto lo scudo fiscale e quelli che oggi hanno i loro patrimoni nei forzieri svizzeri. Per non parlare poi dei casi di corruzione come quello di Guarguaglini, che si prenderà comunque una liquidazione di circa 6 milioni di euro da Finmeccanica.

Certo, so bene che grazie all’incapacità del Governo Berlusconi-Bossi-Tremonti la manovra sarà prendere o lasciare, perché oggici troviamo di fronte a un bivio drammatico: salvare l’Italia e l’Unione Europea o far fallire entrambe tornando agli anni ’50. E mi rendo anche conto che, se falliremo, la spontanea evoluzione della crisi finanziaria ci sottoporrà tutti, ma soprattutto le fasce più deboli della popolazione, a condizioni ben più dure di quelle imposte dalla stessa manovra. Ma per trovare l’unità d’intenti occorre vedere che alla fine del tunnel brilla una luce di speranza, di giustizia, di legalità.

Per i partiti che sostengono la maggioranza la situazione è per certi versi "imbarazzante". Votare contro il governo per ora sarebbe imperdonabile, andare alle elezioni con la "colpa" di aver fatto cadere il governo sarebbe devastante. D'altro canto si dovranno votare provvedimenti sempre dichiarati invotabili e particolarmente sgradevoli per il consenso popolare.

La situazione del PD è particolarmente delicata. Un conoscente qualche giorno fa mi ha detto: “I vostri leader sono un gruppo di dirigenti che da anni voleva la caduta di Berlusconi, ma rischiano fortemente di finire la propria corsa con lui. Perché il PD in questi tre anni di governo disastroso non è riuscito a farsi riconoscere come alternativa credibile”. Su questo dovremmo aprire una riflessione, anche se la scelta di sostenere un governo "tecnico", che è stata ineluttabile per il Partito Democratico, sinora sembra essere stata apprezzata dagli elettori. In ogni caso ci aspettano passaggi cruciali. Ci si  dovrà muovere con grande circospezione, trovando l'equilibrio tra il sostegno al governo e l'iniziativa politica e programmatica per far approvare provvedimenti più equi non solo per il proprio elettorato, ma anche per una parte di cittadini traditi del Governo Berlusconi-Bossi. Il tutto tenendo conto che dentro il partito si oscilla da chi sostiene che la strada maestra sia sostenere Monti sempre e comunque e chi invece vorrebbe mettersi di traverso in caso di provvedimenti poco graditi (pensioni, leggi sul lavoro...) e che in ogni caso le elezioni non saranno lontanissime.

Proprio in prospettiva delle prossime elezioni politiche notevoli sono le possibilità di evoluzione del quadro politico, per tutte le forze politiche che stanno sostenendo il Governo Monti. Ovviamente il PD è parte attiva nella definizione di questo quadro e il futuro assetto politico italiano dipenderà anche dalle scelte del nostro partito. Il modo in cui opererà nel Parlamento e nel Paese in questo periodo di governo tecnico, le aree sociali e culturali con cui sceglierà di dialogare e che cercherà di rappresentare, le proposte e le scelte in ambito di legge elettorale decideranno il ruolo del PD nel prossimo futuro e di conseguenza influiranno sul destino politico del nostro Paese e della stessa Unione Europea.
Chiudo con un pensiero sulla Lega Nord che, riaprendo a Vicenza le porte del fantomatico Parlamento padano, si è dimostrata campione di irresponsabilità: avendo fallito in tutto, compreso nella promessa federalista, ora spera di salvarsi facendo fallire l’Italia. Non glielo permetteremo.

pubblicata il 04 dicembre 2011

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