Rubinato da sinistra in soccorso delle scuole paritarie: «Lo Stato si sbrighi a versare i fondi» - Tempi

18 maggio 2016

In Veneto, quando una famiglia deve iscrivere un figlio alla scuola dell’infanzia, sa già che molto probabilmente lo iscriverà a una scuola paritaria. Perché il servizio pubblico per questa fascia scolastica nella regione è coperto al 65 per cento da istituti non statali. «Qui siamo ben oltre la libertà di scelta educativa. Se non ci fossero le scuole paritarie non ci sarebbe educazione», spiega a tempi.it Simonetta Rubinato, deputata del Partito democratico, da sempre molto attenta alla sorte delle scuole paritarie. Venerdì 13 maggio l’onorevole Rubinato ha esposto un’interrogazione per chiedere al ministro dell’Educazione Stefania Giannini che i fondi per le paritarie previsti per l’anno 2015-2016 siano elargiti il prima possibile, per contribuire a garantire una corretta funzionalità del servizio scolastico.

RITARDI CRONICI. «Ogni anno i fondi vengono mandati alle scuole sempre più tardi. Nel 2015, il decreto ministeriale per la concessione dei fondi aveva data 22 aprile, e i soldi alle scuole sono stati depositati verso settembre. Nel 2016, a metà maggio, ancora il decreto non è stato firmato. Quando arriveranno nelle casse scolastiche?», domanda preoccupata la deputata veneta. «Se i fondi non arriveranno in fretta sarà un problema per molti istituti pagare gli stipendi dei mesi estivi ai propri insegnanti. So bene infatti che in molte scuole le amministrazioni sono costrette a ricorrere ai prestiti bancari: lo Stato deve impegnarsi il più possibile per far sì che questo non avvenga. È nell’interesse dello Stato stesso che le scuole paritarie rimangano aperte e funzionino». RISPARMIO PUBBLICO. Detta in termini contabili, un alunno in più in una scuola paritaria è un alunno in meno in una scuola statale, e quindi un minor costo per le casse pubbliche: «L’Ocse – spiega Rubinato – ha valutato che ogni studente di una scuola statale costa 6 mila euro l’anno. Un alunno di una paritaria costa invece circa mille euro l’anno» in termini di fondi pubblici. «Quest’anno siamo riusciti a tornare ai 500 milioni di euro previsti dalla Legge Berlinguer, ma negli anni precedenti la cifra è stata inferiore, perciò le scuole hanno dovuto aumentare le rette, il tutto ovviamente a carico delle famiglie». LA DIREZIONE GIUSTA. L’onorevole Rubinato ricorda di essersi presa personalmente a cuore la causa delle scuole paritarie a Roncade, in provincia di Treviso, dove è stata sindaco per due mandati: «Fino a qualche decennio fa le scuole paritarie in Veneto si occupavano quasi totalmente dell’educazione della fascia dell’infanzia e primaria. Oggi si occupano del 65 per cento dei bambini, per un totale di 90 mila allievi. Nel mio piccolo, da sindaco, mi sono impegnata ad aiutarle, esentandole dalla tassa sui rifiuti che le scuole statali non devono pagare. Ho anche innalzato il contributo comunale, diminuendo così il carico delle rette sulle famiglie. Questa è la direzione verso la quale si dovrebbe tendere, ma oggi molto spesso assistiamo al contrario».

UN PRIMO PASSO. Il principale ostacolo alla reale applicazione della parità scolastica secondo Rubinato è «l’ideologia che da sempre ha nel mirino il mondo delle scuole non statali», un meccanismo mentale che fa scattare la polemica ostile contro le paritarie «anche quando si tratta di aiutarle a prendersi cura delle fasce deboli della popolazione, come i bambini disabili». La parlamentare veneta aveva presentato una mozione per stanziare fondi supplementari per le scuole paritarie con alunni disabili. «Me l’hanno bocciata», ricorda. «Questo però non ha importanza alla fine. Conta invece che sia finalmente passata la decisione di assegnare 1000 euro all’anno per ogni allievo disabile alle scuole paritarie che li accolgano. Stiamo parlando di una cifra davvero minima, ma è già un passo importante. Chissà che non serva a buttare giù un altro mattone del muro dell’ideologia».

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pubblicata il 18 maggio 2016

 
 
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