"Il Titolo V non deve ampliare il divario tra Regioni"

08 luglio 2014

Lunedì 7 luglio scorso, intervenendo all'incontro degli amministratori con il ministro per gli Affari regionali Carmela Lanzetta a Preganziol, organizzato dalla collega Floriana Casellato, ho manifestato la mia preoccupazione sul fatto che, senza adeguati correttivi, il testo originario della riforma del Titolo V amplia il divario tra Regioni ordinarie da un lato e Regioni speciali e Province autonome, dall'altro, dilatando attraverso le materie che tornano alla competenza esclusiva dello Stato il potere della burocrazia centrale senza distinzioni in tutte le regioni ordinarieCircostanza che sarebbe particolarmente negativa per una regione come il Veneto, con possibili pesanti ricadute per i nostri cittadini, imprese ed enti locali, vista la concorrenza per così dire 'sleale' delle due province di Trento e Bolzano, nonché della regione FVG, cui la riforma non si applicherà (leggi il mio comunicato stampa sul tema).

La mia preoccupazione è stata confermata in un recente convegno organizzato a Venezia dall'Associazione italiana dei professori di diritto tributario dal titolo "Riforma del Titolo V della Costituzione e Fiscalità Locale" (clicca qui), cui ho partecipato. Il Prof. Franco Gallo, presidente emerito della Corte Costituzionale, sulla base del testo del disegno di legge costituzionale attualmente in discussione in Aula al Senato, ha affermato che sul tema dell'autonomia tributaria di regioni (e comuni) si torna indietro agli anni '70, con una impostazione centralistica e statalistica che é in contrasto con quanto afferma l'art. 5 della Costituzione sul riconoscimento e la promozione delle autonomie locali. Interessanti gli interventi dei relatori prof. Luca Antonini (secondo il quale il centralismo in atto é la medicina sbagliata per curare l'ammalato, ovvero il sistema istituzionale italiano: serve piuttosto attuare finalmente il regionalismo a geometria variabile previsto dall'art. 116 terzo comma e inserire in Costituzione l'applicazione dei fabbisogni standard); del prof. Andrea Giovanardi (che ha portato l'esperienza della provincia autonoma di Trento: la specialitàconsente al sistema tributario trentino, di fatto, di attuare un meccanismo in grado di garantire competitività al territorio perché, contenendo l'eccessivo peso dei tributi statali, rende il Trentino attrattivo per le imprese); del prof. Gianluigi Bizioli e del rettore prof. Antonio Felice Auricchio, a favore dell'attuazione dei principi del federalismo fiscale e dell'autonomia come trave portante di una democrazia matura. Una riforma così rilevante non dovrebbe essere discussa solo dai parlamentari e dagli esperti, ma essere oggetto di un dibattito pubblico che coinvolga anche i cittadini, per assicurare non solo il cambiamento, ma anche il miglioramento dell'assetto istituzionale del Paese a favore di cittadini ed imprese. 


pubblicata il 08 luglio 2014

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